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  • Laziomania: Cosa ci aspettiamo veramente da Sarri? Oltre Felipe

    Laziomania: Cosa ci aspettiamo veramente da Sarri? Oltre Felipe

    • Luca Capriotti
    Smaltita la sbornia Euro 2020, con Immobile ed Acerbi al centro dei festeggiamenti (e Dio solo lo sa, come ce li siamo meritati pure noi, impegnati a sudare e lottare e difenderli ad ogni pallone toccato), ora possiamo serenamente spostare la nostra attenzione su due fronti comunicanti: la Lazio che Sarri sta cominciando ad abbozzare ad Auronzo e il calciomercato. Le due cose sono vicinissime tra loro: ad Auronzo, a breve, si vedranno volti nuovi, a partire da quel Kamenovic che il nostro mister non ha ritenuto di dover citare in conferenza. Un giovanottone di belle speranze, ma punto: quanto sarà efficace lo dirà il campo, e gli allenamenti, e forse pure i droni. Ma Felipe Anderson? Che ne pensate del suo ritorno?

    PENSANDO FELIPE - Io ricordo i giorni del suo primo arrivo a Roma, lavoravo alla Lazio, l'ho visto da vicinissimo: ragazzo spaurito dalla metropoli, con poco italiano sulla lingua e uno sguardo timido. Non era timido il piede, non era timida l'accelerazione: pochi allenamenti, e mi ricordo di aver sperato con tutto me stesso che fosse in grado di rispettare le prime impressioni. E lo ha fatto: è diventato titolare, si è guadagnato la stima dell'ambiente a suon di prestazioni mostruose. Ma si è anche appiccicato addosso un'etichetta molesta: quella di essere un giocatore discontinuo, a volte un po' indolente. Ricordo certi suoi ingressi in campo al limite tra l'irritabile e il fastidioso. Ma ricordo anche le sue discese travolgenti, mi sembra di vederlo saltare l'uomo, mettere il pallone dentro, segnare gol pesanti. Felipe Anderson è stato un grosso affare in uscita, la sua cessione al West Ham a tutti gli effetti è stata importante: ora ritorna, con una formula estremamente vantaggiosa nel breve. In un mercato di vacche smagritissime, queste sono le uniche idee possibili (senza una grossa cessione): ma ci servirà? Sarà cambiato? Che Felipe dobbiamo aspettarci?

    IL FELIPE CHE ASPETTIAMO - Secondo me la domanda è più ampia: che Lazio dobbiamo aspettarci? Perché da quello che riuscirà a fare Sarri con questa squadra - magari con l'arrivo dei Nazionali - a livello di addestramento tattico e lavoro sulla testa dipenderà molto Felipe. Con Inzaghi i cambi di campo velocissimi e la necessità di arrivare in porta in pochi tocchi lo esaltavano: ora, con Sarri? Di certo l'esperienza in Premier del nostro è stata un po' in chiaroscuro: bene a tratti, benissimo per alcuni mesi, non bene il resto, nel senso di tanta panchina, pochi lampi. I lampi: io da Felipe mi aspetto quelli. Nel 4-3-3 di Sarri può funzionare? La domanda, come per Immobile-Mancini, va ribaltata in un 50 e 50 di responsabilità: la capacità di Felipe di rispondere meglio e riprendersi e migliorare ha lo stesso peso della sensibilità di Sarri nel capire come farlo esaltare, come risolvere i suoi grovigli motivazionali, come aiutarlo a crescere del tutto. L'upgrade: quello che ci aspettiamo da Sarri, quello per cui siamo dispiaciuti della querelle annosa e triste su Luis Alberto. 

    IL LIVELLO SUPERIORE - Milinkovic Savic lo ha detto bene in conferenza: con il 3-5-2 aveva raggiunto il massimo della sua potenza, ora tra cambio modulo e nuovo allenatore si può anche salire di livello. Questo ci si aspetta: il divertimento arriverà se i maggiori interpreti sapranno seguire la squadra in questo immenso passo in avanti. Finisco sul calciomercato col dire che ad Auronzo servono altri acquisti: Sarri è stato chiaro, io, noi che conosciamo l'ambiente da un po' più di tempo ci aspettiamo comunque altro. Almeno un difensore, un altro esterno, e un centrocampista. A dire poco. E senza prevedere uscite, altrimenti cambia tutto. Detto tra noi, la bravura di Tare si misurerà soprattutto sulle uscite. E Sarri sarà ancora più bravo se, nel marasma che si è presentato ad Auronzo, saprà anche tirare fuori qualche sorpresa (Jony?). O qualche giovane. Non scordiamoci di loro, perché mi pare ce ne siamo scordato un po' troppo spesso, negli ultimi anni.

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