Laziomania: derby, non sta succedendo niente (forse)
Essere Inzaghi oggi sarà stato un brivido quando, nello stadio dedicato ad un ragazzo che conosce bene, Mirko Fersini, un fiume di gente ha invaso la quotidianità di Formello. Lasciando addosso una spinta particolare, come se, per la prima volta da anni, ci fosse una sfida da affrontare. Già, perché da anni il derby sembra quasi, tranne rare occasioni, l'unico boccone da addentare famelici (a volte nemmeno troppo con foga). Quest'anno essere Inzaghi è una fame diversa, più ampia, più forte. I tifosi, che per primi percepiscono queste variazioni nella Forza come fossero Jedi, hanno già capito. Che essere Inzaghi oggi vorrà anche dire, probabilmente, avere un'ansia addosso importante, la sensazione di dover rivedere qualcosa, l'immancabile senso di impellente che si ha quando ci si è scordati qualcosa, si è convinti nell'intimo di averlo fatto. E allora un'altra occhiata alle formazioni, alle partite della Roma.
Essere Inzaghi vuol dire, girarsi, e vedere un mare di gente che ha la stessa sensazione forte, di aver dimenticato la sciarpa, il biglietto, le chiavi. Quella sensazione che solo il fischio del Derby può calmare, ridurre a lumicino, inglobare, assolutizzare. Come rende a lumicino, ingloba, assolutizza tutto il resto. No, mister, non ci siamo scordati niente. Forse.