Per la Lazio è arrivato il momento di diventare grandi, di crescere dal punto di vista societario e di squadra. Dopo due anni passati a ridosso dei vertici della classifica bisogna alzare l'asticella del salto che si sta per compiere. In primis la Lazio deve crescere come società: è impensabile che due persone riescano ad occuparsi di tutto e a farlo in maniera completa. Lotito tra l'altro ha una spada di damocle sulla testa, una possibile condanna che potrebbe metterlo out da ogni carica istituzionale nel calcio.

C'è la necessità di far entrare nello staff un personaggio che possa essere anche 'uomo immagine', non soltanto qualcuno che conosca il calcio in maniera importante. Qualche esempio? Zoff, Pulici, o elementi più giovani come Peruzzi, che si sappiano muovere e che soprattutto possano imporsi all'attenzione degli interlocutori. In seconda istanza c'è la crescita della squadra, forse più difficile visti i pochi soldi da investire, ma se si vuol crescere anche dal punto di vista tecnico bisogna azzardare qualcosa. Per due anni consecutivi i biancocelesti hanno sfiorato la Champions, ma quest'anno la beffa è stata più grande.

Se l'anno scorso, infatti, i motivi dell'insuccesso potevano essere attribuiti a fattori imponderabili - come piace dire a Lotito -, ad esempio i gravi errori arbitrali di Napoli-Lazio, quest'anno gli errori sono stati proprio della dirigenza, che a gennaio non ha rinforzato una squadra che ne aveva assolutamente bisogno. Anzi se possibile, con le cessioni di Cissè e Sculli, l'ha indebolita. Il prossimo anno dunque si dovrà partire dagli sbagli fatti (anche se Tare continua a dire che la Lazio non è arrivata in Champions per sfortuna...), e non ripeterli.