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  • Laziomania: Giorgio è morto solo

    Laziomania: Giorgio è morto solo

    Naples in Florida, cittadina calda sul Golfo del Messico, anno 2012. Sono le 10.30 di mattina e su San Marco Island, da un appartamento del primo piano, scende le scale un uomo, alto, curvo, con pochi capelli, che cammina lentamente: è Giorgio Chinaglia. Ha appena finito la sua trasmissione radiofonica in cui parla di 'soccer', come lo chiamano lì, perché il football è un altro sport in America. Una passeggiata in riva al mare, poi il pranzo, un riposino pomeridiano e una visita al figlio Antony, la cena e qualche chiacchiera con gli amici italiani che gli vivono accanto, e a letto presto perché alle 5 c'è la sveglia.

    Tor di Quinto, Roma, Italia. Chinaglia varca il cancello del campo d'allenamento con la sua auto, apre lo sportello e mette fuori il suo piedone, con scarpe fatte su misura, perché 'io non sono mica come voi, io le scarpe su misura me le posso permettere' dice ai suoi compagni prendendoli in giro. Sono gli anni '70, e lui è il leader di quella Lazio di calcio e calci, di pistole e di scherzi. Sempre alto, un po' meno curvo, varca una delle due porte degli spogliatoi, perché tutti e 15 dentro la stessa stanza non potevano stare. 'Sarebbe finita male' giurano in molti. Poi i suoi gol, le sue sfide all'avversario. Prima di un derby fece vedere ai tifosi giallorossi il piede con cui avrebbe fatto gol; e poi quel dito puntato sotto la Curva Sud, lo scudetto conquistato. Il famoso 'vaffa' a Valcareggi, e lo spogliatoio distrutto per la sostituzione contro Haiti.
     
    Arrivò l'avventura americana con i Cosmos. Anche lì divenne il Re: 'Non ero io che giocavo con Pelè, era lui che giocava con me', la personalità e la presunzione di non sentirsi secondo nemmeno a 'O Rey'. Poi la parestesi negativa da presidente e le vicende giudiziarie che l'hanno costretto all'esilio da latitante in Florida. Giorgio Chinaglia è morto solo, anche se aveva il figlio accanto: è morto senza i suoi amici, i compagni di battaglia, senza un popolo che, se l'avesse chiesto, avrebbe fatto una guerra per lui. Se ne va un mito, un gigante buono, un ingenuo e un campione che ha conquistato due mondi. Se ne va facendo versare lacrime a chi lo ha visto giocare e a chi lo ha vissuto dai racconti di genitori o nonni. Un viale con le palme, una lunga strada vuota e la sua sagoma curva che si allontana. Muore l'uomo Chinaglia, nasce il mito Chinaglia, il grido di battaglia. Standing ovation.

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