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  • Laziomania: Good Morning, mister Inzaghi

    Laziomania: Good Morning, mister Inzaghi

    Buongiorno mister Inzaghi. La Lazio vince, ha un paio di punti in meno rispetto alla scorsa stagione, ma mister Inzaghi, al di là delle parole di facciata, anche necessarie, non ha troppi motivi per dormire tranquillo. Il minuto ottavo contro l'Empoli, ad esempio, lo farà girare e rigirare per un po', tra le lenzuola. Biglia è capitano e faro della Lazio, è giocatore esperto, ma da qui alla completa autogestione del suo infortunio ce ne passa. Anche perché l'autogestione ce la ricordiamo tutti a scuola, spesso si finisce a fare un corso sui tre modi per spaccare il joypad della PlayStation dopo un pareggio subito al 90'. Quando Biglia si è fermato, Inzaghi avrebbe voluto spaccare il joypad, ma la domanda resta: perché mandarlo in campo? Basta che un giocatore dia la sua disponibilità a farne un martire quasi scontato? Ovviamente non sapremo quanto mancherá Biglia, visto il deserto di comunicati ufficiali in cui si trascinano i giornalisti Lazio. Neppure del numero degli spettatori, a quanto pare, si da notizia: ma quelli si contano con le dita. Inzaghi si starà chiedendo, guardando il soffitto, cosa debba inventarsi per chiamare i suoi attaccanti a maggior altruismo, a cercarsi, trovarsi, e ancora di più cercare Immobile. Non è un caso che la rete decisiva sia nata da uno scambio Felipe-Keita. Quando si cercano, la Lazio fa male .Ma quando si trattano tra loro come se fossero Brad e Angelina, le azioni stagnano. Immobile poi, lanciarlo così a casaccio è una cattiveria gratuita, e svilisce Milinkovic, che viene sempre scavalcato. E per scavalcare un colosso del genere, vuol dire che i lanci sono decisamente troppo alti, e lunghi. Poi il mister si chiederà, magari davanti ad un thè notturno, dove sia finito il suo impianto di gioco. A volte, assente una sana esperienza sarriana, basta un po' di semplicità, e che i giocatori sappiano dove deve finire il pallone. Ora sanno che lo hanno tra i piedi, ma gli sfugge il resto, la meta, la destinazione. Inserire Milinkovic, ad esempio, vuol dire implementare attorno ad un "lungo " vertice offensivo tutta una serie di costruzioni e possibilità di gioco, anche semplici, basate sull'arrivare per primi sulla seconda palla, dopo la spizzata. Inzaghi, che della costruzione intorno ad un perno centrale aveva fatto le sue fortune in Primavera, non riesce a convincere i suoi a sfruttare appieno le potenzialità del serbo colossale. A dire il vero, sembra che le sue urla spesso cadano nel vuoto. Forse il primo che deve essere convinto delle sue potenzialità è lui stesso: meglio osare, tante volte, piuttosto che inserire un Lukaku, togliere un Keita, e far borbottare i quattro fedelissimi che ancora vengono a vedere la Lazio. Buongiorno, mister Inzaghi, e buona fortuna.

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