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  • Laziomania: il derby è vicino, ma dove sono i tifosi?

    Laziomania: il derby è vicino, ma dove sono i tifosi?

    • Luca Capriotti
    Li hai visti? In cento? In mille? Erano quasi mille. Il tifoso medio dice: ma piove! Il tifoso medio scrive su Twitter: ma perché non andate allo stadio, e nel frattempo cambia canale con grande abilità, dito allenato al telecomando della pay-per-view. Giovedì a Formello è andata in scena l'anteprima di quello che sarà il quarto derby della stagione. La Lazio ha aperto le porte del centro sportivo di Formello per far entrare i tifosi. E i tifosi hanno risposto. Erano in cento? Già sarebbe stato un successo. Ma piove! E invece erano quasi mille, in un giorno lavorativo, di mattina. Tutto questo è l'intro che serve in una stagione che è particolarmente strana in casa Lazio: c'è una parte della tifoseria che innegabilmente ha deciso di seguire la squadra, e non in quanto giocatore singolo di successo (anche se Milinkovic Savic ha un forte appeal, e Patric una forte presenza sui social network), ma semplicemente perché, con la maglia che hanno imparato a seguire al di là del portatore, questa squadra sta facendo molto meglio del solito. Ha dimostrato, Inzaghi alla guida, che il compitino, il piccolo orticello, la piccola decisione non basta per ottenere i risultati. Il borghesismo dell'oggi forse lo faccio non fa ottenere risultati. Si ottengono risultati solo se si fa di più. Di più delle abitudini consolidate e di più di una progettazione stagnante. Di più di un Piano A (Bielsa) fallito miseramente. Di più. La risposta alla biglietteria per questo derby non è un di più. I numeri ancora non sono confermati, ma non sono alti. Non è una risposta fiume. E non è l'assuefazione all'emozione derby (per la quarta volta), non può essere il timore strisciante che la Roma stavolta voglia fare male davvero, scottata dall'eliminazione in Coppa Italia, senza grandi obiettivi o successi all'orizzonte. Il tifoso medio è stato allenato mentalmente, oramai, allo zapping. Ha una certa velocità e predisposizione al cambiamento. Di canale. Un'attenzione che cala all'improvviso, è attirato dall'HD e non concepisce più un posto dove non ci sono i replay, come lo stadio. Forse il cambiamento è così grande che non basta una squadra che va bene. Non basta più. Non basta Inzaghi, non basta Milinkovic. Non basta neppure il derby.  Forse il cambiamento culturale è così mischiato con l'acqua che beviamo ogni giorno che bisognerebbe prima cambiare il mare, e poi prendersela con i pesci. Però tu li hai visti, giovedì. Erano in cento? Erano in mille. Il tifoso medio ha detto. Ma piove. Gli altri hanno calcato il cappuccio, e tirato fuori la voce. Forse non tutto il mare è ancora cambiato.

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