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  • Laziomania: il Rinascimento di Sarri lancia la Lazio seconda, ora Lotito deve aiutarlo

    Laziomania: il Rinascimento di Sarri lancia la Lazio seconda, ora Lotito deve aiutarlo

    • Luca Capriotti
    La Lazio continua quella che sembra una specie di marcia trionfale, anzi una corsa, e lo fa impallinando una squadra ben messa in campo, lo Spezia di Semplici, partita pure super bene, con una traversa e un’azione iper pericolosa. Una volta che la Lazio si è avviata, giova ricordare a tutti che, alle volte, giocano pure gli altri, anche se non ci siamo più abituati, una volta che la Lazio ha premuto il pulsante Start si è ritrovata sulla stessa via, con lo stesso gioco consolidato, con la stessa capacità colossale di macinarlo, segnare, vincere. Il gioco è un intricato sistema di controllo, gestione, attacco ai portatori di palla, idee, possesso palla insistito e quasi crudele, la capacità di vincere in controllo totale è il vero step di maturità di questa squadra, la via è quella di Sarri. 

    LA CRESCITA - Voglio sottolinearlo davvero, perché lo ha sottolineato varie volte Sarri: vincere queste partite dopo aver avuto la meglio in big match cruciali è la vera crescita di questa squadra. Qui non c’erano i riflettori glitterati di uno stadio strapieno, non c’era tutta Italia impegnata a guardare, tifare, gufare. Qui c’era il campo più piccolo de Lo Spezia, una squadra che sta provando a salvarsi, con una certa improrogabile necessità di punti. La Lazio, obiettivamente, si sta ancorando ad un insperato e incredibile secondo posto grazie a questa crescita. Voglio sottolinearlo, davvero: ci stiamo godendo un Sarrismo (per semplicità, potremmo chiamarlo così, che ne site?) ancora migliorabile ma già gustoso, forte, quasi maturo. Se ne stanno accorgendo tutti: l’impronta di Sarri su questa squadra è sempre più profonda, incisiva, pervasiva. Sembra di osservare le stesse cose, più affinate, più raffinate, stilisticamente alte, sempre più alte, sembra di osservare tante variazioni sul tema sempre più dritte al punto, anzi ai 3 punti. La Lazio ha un impianto di gioco definito, caratterizzato, ha un cavolo di gioco. Ho sentito distintamente in cronaca, durante una gara di una nota sfidante, dire “ se la XXXa facesse 3 passaggi di fila potrebbe metterli in difficoltà. Andatevi a guardare il secondo gol, e contate i passaggi. Contate fino a 10, la prossima volta che parlate, anche. Sembra di osservare una specie di Rinascimento di Sarri, e se tutto questo vi sembra scontato, non vi sembra un dannato successo essere secondi a metà aprile, forse dovreste riprendere in mano le vostre convinzioni, i vostri concetti, le vostre idee, e considerarli per quello che sono. Totalmente da buttare.

    IMMOBILE E MARCOS ANTONIO - L’altra notizia, lo è?, è Immobile di nuovo in doppia cifra in una delle sue stagioni più complicate in casa Lazio. Il centravanti più bistrattato d’Italia e meno considerato, e leggendario per inciso, grinda sulle critiche e torna alla rete. Certo, non avrà magari svoltato la vita dei Fantallenatori che si sono svenati per lui, ma sta rientrando in forma. E giocare con Immobile in forma vuol dire garantirsi altre reti in questo finale di stagione, specialmente se Zaccagni e Felipe Anderson confermeranno l’attuale capacità pazzesca di incidere (capito Mancini?) (intendevamo capito su Zaccagni, non ci risultano trisnonni di Busto Arsizio di Felipe Anderson), allora la Lazio surferà su questo trend fino a fine stagione. E lo farà perché ha costruito un’identità forte, e ha seguito il suo allenatore. E il suo allenatore non avrà vinto la Conference, ma fa giocare a pallone le sue squadre davvero, insegna calcio. E si prende piccole soddisfazioni:  Marcos Antonio ha giocato pochissimo, dovrà giocare la prossima, e come regalino di incoraggiamento si confeziona da solo uno slalom pazzo e folle che porta al definitivo 0-3. Se dobbiamo trovare un miglioramento, forse lo vorremmo qui: alcuni che hanno giocato veramente poco, forse dovrebbero sfruttare al top i loro spazi, ristretti, come ha fatto Marcos Antonio benissimo. Forse vi sembra troppo, ma Sarri è anche l’uomo dei Rinascimenti personali: stiamo vedendo alcuni giocatori a dei livelli che non abbiamo visto mai. 

    RINASCIMENTI - Ne vediamo tanti, in realtà, forse vi sembrano scontati, ma il livello superiore di Luis Alberto ha fatto sembrare normale la stagione di Milinkovic Savic, ha sopperito ai suoi momenti di stanca causa Mondiali, lo ha preservato da critiche e difficoltà. Zaccagni a questi livelli? E Felipe centravanti? Non nomino nemmeno il pacchetto difensivo: Casale e Romagnoli hanno overperformato, i terzini, quasi mai al loro posto giusto, si sono dimostrati saggi e affidabili e seri, Provedel ha smesso di contare i clean sheet. I clean sheet: ve lo ricordate come siamo partiti, quante lacune l’anno scorso, cosa dicevamo della difesa a 4? Eccola, ed è tutta la squadra a supportarla, ad aiutarla, a renderla complicata da perforare. Sarri è l’uomo che fa crescere i giocatori: e lo step mentale è il suo ultimo capolavoro. 

    CALENDARIO ALLA MANO - Sapete infatti cosa ci ha davvero insegnato Sarri? Che ogni partita va elevata, rispettata, gustata come se fosse l’ultima mai giocata a calcio sulla faccia della terra. E questo elevare e non distruggere, questo onorare e non sfiancare, questo dipingere e non imbrattare è il succo di questo finale di stagione. Ora Lotito deve sostenerlo, deve aiutare Sarri, deve lasciarcelo godere ancora un po'. E ha i mezzi per farlo, sa cosa deve fare, sa dove deve davvero aiutarlo. Non so davvero cosa dirà la classifica della Lazio, ma so cosa ci sta cantando in faccia questa corsa trionfale: che gli allenatori che amano il calcio non puntano solo a distruggere quello degli altri, che il calcio è una roba bellissima da vedere e vivere, e che tutti possono rinascere, se ci mette le mani Maurizio Sarri.

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