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  • Laziomania: Il vero problema di Diaconale e Lotito

    Laziomania: Il vero problema di Diaconale e Lotito

    • Luca Capriotti
    C'è un mondo prima e post Coronavirus. Nel mondo prima Diaconale ha ragione. Nel mondo post io manco me la ricordo più la palla che rotola, e lo dico con grande amarezza. Nel mondo sconosciuto e pieno di cose terribili che ciascuno di noi sta cercando di tenere fuori dalla porta, dalla mente, pur avendolo ben presente, la posizione della Lazio, in difesa dei suoi diritti di campo, sembra quasi irreale. Sia chiaro: ha una sua logica. Il calcio si trova in un momento vicinissimo al baratro: probabilmente, per molte società poco virtuose, potrebbero essere gli ultimi mesi di conti in rosso. Poi diventeranno profondo rosso, abissale rosso, horror. Forse addirittura fallimento.  Ora, diciamolo subito: sono le stesse società che si sono indebitate per andare in Champions, che hanno messo fiches su fiches sulla speranza di incassare i gettoni Uefa. A qualcuno è andata bene - Inter - ad altri molto meno. 

    DALLA LOGICA ALL'ILLOGICA CONCLUSIONE - La conclusione logica del ragionamento in tempi normali darebbe ragione a Diaconale: bisogna giocare, altrimenti il calcio non ce la fa. Il problema di Diaconale credo sia questo: applica ragionamenti di una sconcertante normalità in un periodo del tutto fuori scala. Questo è il vero problema di Diaconale, e forse anche di Lotito. Questo purtroppo sempre più lungo lasso di tempo, giova ricordarlo per chi non lo sapesse, occuperà più di qualche pagine nei libri di storia. Per le cause, per gli effetti, per questa straniante chiusura delle case, ognuno con i suoi, qualcuno da solo. Per questo anche la praticità di Lotito - Diaconale non parlerà a suo nome, ma forse qualche chiacchierata se la sono fatta - potrebbe per la prima volta forse non essere applicabile. Perfino i suoi tentativi di braccio di ferro con(tro) i calciatori, per una volta, di fronte al rischio concreto per la salute, rischiano di trovarsi senza terreno sotto ai piedi.  Voglio dirlo: tutti i tifosi della Lazio stavano cominciando a lanciarsi alla caccia della Juventus.  Voglio dirlo: la gestione elitaria perfino di questo frangente conferma che la Juventus - anche ideologicamente, idealmente- è sempre il nemico calcistico da battere, per chiunque. Ma non è più questo l'anno, forse dobbiamo solo amaramente ammetterlo. O preferite rovinare tutto con dei pastrocchiati playoff? Io mi vedrei pure Morena contro San Paolo Ostiense per quanto mi manca il calcio. Ma stiamo ancora parlando della stessa stagione che abbiamo lasciato?

    PRE E POST CORONAVIRUS - Ad oggi, i fatti ci dicono che una data certa di ripresa del campionato non c'è. Non solo: al netto di qualche miglioramento e delle nostre legittime speranze, a naso, senza essere un virologo, non sento proprio aria di ripresa del campionato. La vedo nerissima: e onestamente non riesco neppure a pensare al calcio giocato. Mi sembra appartenere ad un'altra vita: c'è un pre-coronavirus, a cui magari si potevano applicare i ragionamenti di Diaconale, e un post Coronavirus. In questo buio post-virus, o durante-virus, mi sembra fantascienza credere di poter riprendere a breve. Spero che il calcio non debba sopportare il peso di questa crisi, ma fossi nei big, a partire da Lotito, comincerei seriamente a pensare a come salvare la baracca. In questo momento totalmente fuori scala l'unico antidoto è sperare nel futuro. Ma forse dobbiamo amaramente ammetterlo:  anche gli orizzonti del futuro sono dilatati, allungati, vanno per i mesi, non più per le settimane. E in questo futuro che ora sembra così lontano, forse potremo ripensare il calcio con la testa di Lotito e Diaconale, se ci va. 

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