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  • Laziomania: insultare Tare su Instagram è come il Fenerbahce

    Laziomania: insultare Tare su Instagram è come il Fenerbahce

    • Luca Capriotti
    Lasciatemelo dire, non vi offendete. Trattare il direttore sportivo della Lazio Igli Tare su Instagram come se fosse l'amico vostro del baretto certifica due cose: uno, vuol dire ragionare un po' da boomer (se non sapete, ok, googlate). Due, significa che manca tanta educazione (digitale e non solo) in questo paese. Non ci trovo in assoluto qualcosa di male (ho letto qualche insulto francamente evitabile, ma così va il mondo dell'odio online) che si chieda ad un direttore sportivo un acquisto o un altro. Sono desideri, sogni, aspirazioni. Qualcuno ha chiesto a Tare colpi di mercato in questo modo, e io ne ammiro un po' il candore naif, lo stesso mio quando chiedo sotto la foto di Emilia Clarke alla medesima di sposarmi. Diciamo che io e voi soffriamo della stessa stupida ingenuità, che non ci permette di vedere che loro e noi non stiamo sullo stesso piano e non ci staremo mai. Non sono nostri amici, vivono un pianeta con dei conti in banca talmente diversi e delle necessità e quotidianità talmente altre rispetto a noi che forse sarebbe più onesto con noi stessi lasciar perdere, e cuorarli timidamente tanto per fargli sapere che ci siamo anche noi. Emilia Clarke o Mirimeo aka Miriam Leone e Tare sono esseri umani, si sposano hanno famiglie sorridono come noi. Ma non siamo noi, difficilmente passeranno sul nostro pianerottolo per buttare l'immondizia (Emilia, se passi mi metto le scarpe al volo ti accompagno) e forse dovremmo smetterla con questo mito del successo facile e del facile accesso ad un domani d'incanto ci farà diventare loro.

    Insultarlo - lo ripeto, pochi ma francamente assurdi - fa sicuramente parte di un tributo di odio generico che ogni persona al di sopra della media deve per qualche strana ragione alla collettività in Italia, ma è una cosa che fa schifo. Anche su questo, mettiamoci d'accordo. Ci scappa l'insulto? Qualcosa è andato storto alle elementari, mi sa. Si tratta di una cosa fuori tempo massimo, una robba da medioevo che ogni giorno ci tocca toccare con mano, più che da medioevo è da oggi. Fuori sincro, un po' come il Fenerbahce. 

    Finito il pippotto moralistico, mi permetto di dire al signor Tare che, aimè, questo mondo dei social è amaro, per costruirsi una cerchia solida e costruttiva ci vogliono anni di incazzature, e non tutti possiamo avere come social media manager Luca Bizzarri. Se sta qui, su Instagram, spero non si arrabbi se qualcuno fa lo scemo. Ha di certo la garanzia che, dal vivo, il clamore negativo sarebbe ridotto ad un pigolante silenzio. 

    Fa molto ridere, registriamo anche questa, la sesta stagione della serie TV #FreeMuriqi, che narra di questo attaccante kosovaro eroe nazionale che vorrebbe andare alla Lazio, perché in effetti ha il viso molto cattivo e sarebbe giusto anche accontentarlo. Trama piuttosto banale, con qualche colpo da maestro di umorismo fine: tipo mercoledì sera del 9 settembre alle ore 21.51 il Fenerbahce annunciava su Twitter di aver "iniziato le trattative per Muriqi". Che meraviglia. Non spoileratemi il finale, se sento qualcuno dire anche solo una parola sulla Real Sociedad stavolta vi blocco. Si fa per scherzare: nel mentre, è passata una settimana e Fares ha cenato a Roma (dai è ufficiale ma prima vuole per forza assaggiare la carbonara) e un'altra trattativa è iniziata. Nota a margine: siamo indietro con le cessioni e con gli esuberi. Non spoileratemi: mica rimarranno tutti ad allenarsi a Formello? L'impressione resta: la vera stagione del calciomercato della Lazio su Netflix non si trova. Potete cercarla quanto volete, e spulciare le foto di Tare in cerca di indizi, ma solo lui sa davvero come finirà. 

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