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  • Laziomania: io non gioco al teatrino di Cairo e Lotito

    Laziomania: io non gioco al teatrino di Cairo e Lotito

    • Luca Capriotti
    Forse era destino che lo scontro titanico tra Lotito e Cairo trovasse un altro terreno di polemica, un fertile e delizioso pomo della discordia: il protocollo Covid. Giustamente tutti dietro, coreuti e ninfee, baccanti e satiri: chi ha difeso la Lazio, Inzaghi, la sordida manfrina delle giustificazioni altrui, chi ha attaccato il nostro senza mascherina, senza peli sulla lingua, perfino con un allenatore, Inzaghi, che sputa sul Covid, che fa battutacce ignobili. Il teatrino è servito.

    ASSURDO -  Il delizioso spettacolo del calcio italiano in una sola immagine: i giocatori della Lazio che aspettano una squadra bloccata dalla Asl di competenza nella propria città, a chilometri e chilometri di distanza. Il bis, anche se tutti a dire che il precedente di Juventus-Napoli non aveva connessioni, intrecci. Vedremo come andrà, io non voglio entrare nella bagarre che si è creata tra tifosi e fazioni. Ci siete cascati di nuovo: avete di nuovo fatto diventare tutto uno speciale teatrino. Che non ha nemmeno l'antica funzione greca: non allontana i mali, piuttosto li coagula. È come se, vedendo in azione i Lotito e i Cairo, state tutti diventando un po' come loro. Per me sarebbe facile: potrei dire che Inzaghi, colpito tra i primi dai mille positivi Covid, costretto a giocarsi la Champions con mezza Primavera per ben due volte, se fa un'uscitaccia acida ha i suoi motivi. Ha le cose sue, specialmente dopo queste due ultime sconfitte. Potrei dire tanto di Cairo.

    CAIRO E LA ROSEA - Un editore ovviamente del tutto super partes: nessuno ha mai visto il suo giornale principale usato come clava, figurarsi contro la Lazio. Ma davvero mi volete così iroso, stucchevole, rapito in un boccaccesco andirivieni di figure cialtronesche, gaudenti, servili? Questo siamo diventati, noi giornalisti? Badate bene: questo è un editoriale, fazioso per natura, per di più rivolto ai tifosi della Lazio. Ma fino a che non usciremo da queste gabbie vedremo le sbarre dei Lotito e dei Cairo, e ci sfuggirà l'insieme: ovvero che è tutto il nostro calcio che fa una brutta figura se una squadra aspetta un'altra, se i protocolli sono una specie di operetta, se tutto diventa un pretesto per il gioco al massacro, un ciclo di Krebs del livore. E sotto questa giostra alla fine noi, che volevamo vederci una partita di calcio, o ci eravamo rassegnati a fare altro, ci dobbiamo sorbire le vostre manie, i vostri complotti, le vostre facilonerie e le pacche sulle spalle ai DonRaffaè di turno. Io non gioco con Cairo e Lotito. So bene cosa diventa quasi tutto quello che toccano. 

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