Laziomania: la paura che fa la Lazio a tutti, spiegata ai bambini
LA SORPRESA DEI BAMBINI - Il calcio d'inizio, per tutti noi, avrà l'effetto di un enorme gong: sarà un po' come ritrovarsi bambini. Sarà tutto una sorpresa, sarà straniante, sarà anche molto diverso. Mio figlio è ancora piccolo, si limita a gridare "gol!" ad ogni azione, come se fosse sempre proiettata verso la rete, come fanno molti telecronisti appena il pallone supera il centrocampo, per cercare l'effetto 'palpitazione'. Ma vedo ogni giorno bambini in cortile che giocano a pallone di 8-10 anni, che si lamentano per un passaggio sbagliato, sperimentano le prime acrobazie linguistiche per evitare parolacce evidenti (il cortile è come una cassa di risonanza, li sentirebbe e li sente la madre e tutto il palazzo). Non voglio fare del patetismo spicciolo, ma lo farò in realtà: mi piacerebbe sorprendermi un po' come loro del ritorno della Lazio in campo, come se fosse la prima volta. Come se fosse la prima volta che la Lazio fa così paura.
COSA OMETTERO' DI QUESTO PERIODO - Credo che, quando racconterò a mio figlio del lockdown, quando sarà in grado di leggerlo in maniera diversa rispetto ad un bambino di due anni, ometterò due o tre cosine. Anzi le dirò, ma sottolineando come certe cose nemmeno le dovremmo dire, pensare, fare: dai litigi assurdi su ripresa, quarantena, virologi Lotito, farò finta che non ci sia stato un enorme ballo del potere dietro questa ripresa, sui diritti tv, sugli articoli di giornale confezionati con cura certosina, in serie. Non sono solo i bambini ad avere paura, sapete?
SPIEGARE LA PAURA - Farò finta che no, non è vero che la Lazio, un po', vi fa paura. La paura è un sentimento che un bambino può capire benissimo: sospetto che molti, in questa Serie A, sappiano benissimo di cosa parlo, guardando la classifica. Lo Scudetto della Lazio di Lotito lo vogliono solo gli anti-juventini e le vecchie glorie intervistate dai giornalisti: perfino qualche tifoso della Lazio preferirebbe la Roma decaduta al tricolore. Spiegherò a mio figlio che questo succede quando ci si avvicina troppo al sole. Non gli dirò, per pietà di questo mondo malevolo, che il calcio è così: un gioco bellissimo, a cui tutti attaccano le proprie frustrazioni e paure addosso. Soprattutto paure. Meglio non guardarla troppo, questa classifica, lo dico ai non laziali. Non ci pensate troppo, andate al mare. Ci penserete poi, come spiegare ai figli questa improvvisa voglia delle spiagge di Anzio o di Ostia.