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  • Laziomania: squadra col braccino come Lotito sul mercato, non siamo al WWF!

    Laziomania: squadra col braccino come Lotito sul mercato, non siamo al WWF!

    • Luca Capriotti
    Creatura e creatore molto simili, per una partita: dopo la scorpacciata di gol contro il Milan, la squadra di Sarri contro la Fiorentina si illude sia tutto facile. Si dimentica come ne ha fatti 4: martellando il Milan con continuità e ossessione. Contro la Viola, niente di tutto questo: gol fatto, sembra tutto facile, ma la Fiorentina non collabora, non si scioglie nella fredda serata romana. Anzi si compatta, e il braccino corto della Lazio sembra quello di Lotito sul mercato. 

    MERCATO E PARTITA - Sicuramente è un caso, ci mancherebbe, ma nel giorno in cui registriamo le parole di Lotito sul mercato della Lazio, le solite a dire il vero su uno spogliatoio da preservare tipo WWF, la Lazio si arena un pochetto. Nella notte in cui può acchiappare il secondo posto si fa mettere sotto alla Sarri. Italiano predica un calcio simile, e al netto di un gap importante tra le due squadre, sia a livello di punti, sia di individualità, la Fiorentina esce allo scoperto con forza, prende in mano la partita. e la Lazio si accontenta di controllare senza grossa aggressività. Si rintana nel guscio, aspettando tempi migliori. Per inciso, chi vede la Lazio sa che il momento peggiore è sempre il ritorno in campo dopo i 45’ e i 15 di riposo. Cosa succeda nelle private stanze, non si sa. Mi piace sognare che l’equilibrio dello spogliatoio, quel microcosmo limpido, perfettamente bilanciato, in qualche modo si rompa perché nei corridoio incontrano qualcuno di sconosciuto, o magari qualche influsso di Saturno dentro Giove turba le poveri menti della squadra. A quel punto, spezzati a livello di gruppo, come se fosse stato fatto un nuovo acquisto, come se fossero distrutti moralmente dal dover conoscere un nuovo calciatore, i nostri sono tornati in campo e hanno preso il solito gol abbastanza fortuito. E poi si fa complessa, perché non basta il ritorno in campo di Immobile. 

    DOPO IMMOBILE - Doveva farsi pochi minuti, alla fine entra al 70’ Ciro Immobile, uno degli altri motivi per cui non ci serve nessuno. Alla fine ci pensa lui. Stavolta sbaglia un paio di palle anche discrete, ma è innegabile che col suo rientro la Lazio fa meglio, si vede che le cose tornano oliate. Vecino dà nuova linfa e sostanza, peccato che Marcos Antonio ancora non sia in grado di sostituire Cataldi, altrimenti forse il forcing Lazio avrebbe portato a risultati migliori. Solo che siamo in Serie A, ragazzi miei, e al netto delle nostre turbe psicologiche di fronte agli orrori indicibili e senza nome che possono arrivare dal calciomercato, queste figure losche di lovecraftiana memoria, alla fine col braccino corto non si va da nessuna parte. 

    BRACCINO CORTO - Bastano 40’ di coraggio regalati, e la Fiorentina quasi si convince di poterla vincere, e quindi giustamente allo scadere prende una traversa che ancora trema. Una lezione: non si può mai e poi mai abbassare il livello. Bisogna sempre alzare la voglia, l’asticella, la tensione, i giri del motore. Altrimenti il rischio di finire male è alto. Dovrebbe impararlo la Lazio squadra, dovrebbe impararlo la Lazio società. E basta con i buoni propositi faunistici e la preservazione dello spogliatoio a rischio contaminazione esterna: sono scuse vecchie, già sentite. Sembrano vecchie barzellette già sentite, dopo un po’ non fanno nemmeno più tanto ridere. 
     

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