Laziomania: lettera aperta a Patric, su un sogno

Caro Patricio, cresciuto a pane e Masia, tocchi di prima e religione del Tiki Taka, la prima domanda che vorremmo scriverti è semplice: 44' di mille colori in Serie A, ti bastano?
Ti basta, a te cresciuto nella rigida accademia, con l'uniforme blaugrana addosso, dove l'eccesso è sconsigliato, la scuola è ferrea e va seguita in maniera ferrea, vedere come sono i nostri settori giovanili?
Non che quello della Lazio, uno dei più titolati, almeno negli ultimi anni, sia da deprecare particolarmente: ma è una regola tutta italiana che chi gioca a pallone, a parte poche luminose eccezioni, proprio di scuola non è che ne siano ghiotti. Ti basta imparare tatticismi esasperati, dimenticando forse che la forza reale di un gruppo non è solo il fatturato, non è solo la Lega Infront i diritti tv, ma anche un sogno comune?
Il sogno indipendente, fortemente divaricato dal resto della Spagna, del Barcellona Messianico, il sogno operaio e crudo del Leicester di Ranieri, il sogno senatoriale e concreto della Juventus di Allegri: che sogno sognano, oggi, alla Lazio? Patric, la Juve l'hai vista, non giocata, (non dal campo, per carità, avevi ancora 6 manuali di tattica da imparare), ma quello che forse non sai è che la ricostruzione della loro stagione è nata sulla spina dorsale di un senato che, alla tenera età di 4 scudetti di fila, ha legiferato con forza che il quinto pure, ha da essere bianconero. All'ennesima partita senza tiri in porta, quale sogno consegnano, oggi, ai loro tifosi, coloro i quali vestono la maglia biancoceleste?
Caro Patricio, dovremmo monetizzare, questo nostro grande sogno? Quanta gioia di campo, quanto sogno, in pochi minuti. Quanto sogno negato, in una sola partita. Quanto sonno senza sogni, ora. Se chiudi gli occhi per tre volte, Patric, ti ritroverai ancora qui. La terza presenza cercala, sul fondo della stagione.