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  • Laziomania: Luis Alberto basta per la Champions? E Milinkovic?

    Laziomania: Luis Alberto basta per la Champions? E Milinkovic?

    • Luca Capriotti

    Shhhhh. In silenzio per favore, un attimo di silenzio signori miei. Sentite questo rumore? Come di seta frusciante, come di erba al mattino appena sfiorata dalla corsa. Lo sentite? Questo è il rumore di Luis Alberto quando va con il pallone. Quando ci fa l'amore. Quando lo spiega a tutti, questo gioco semplice per i numeri 10. Semplice per lui, che parla la lingua ancestrale del calcio. 

    DIO BENEDICA I 10 - Dio benedica i numeri 10, sono la fonte inesauribile di vita e rinnovamento di cui il calcio ha sempre bisogno. Ci sarà sempre un errore, una polemica, un'intervista velenosa ad invecchiare questo sport: ma ci sarà sempre una giocata maestosa a tirarlo fuori, a regolarlo di nuovo su un ritmo di danza. Luis Alberto fa questo: se è Acerbi a segnargli l'autogol, Immobile a timbrare due volte il cartellino e Belotti che gli nega il gol su angolo, alla fine però rimane la sensazione che il vero gigante sia lui. Lo spagnolo che sogna continuamente di tornare a casa ci fa tornare tutti in un Eden di filtranti, pallone deliziosi, tiri a giro, giocate visionarie, angoli battuti come fossero punizioni. Il mondo alla rovescia di Luis Alberto ci trova spaesati come Alice, quando questo Stregatto spagnolo stravolge il mondo. E lo fa di continuo. 

    MILINKOVIC MOGIO - Vedere uno come Milinkovic correre tanto ma raccogliere poche giocate sontuose, poca grandezza, fa un po' impressione. Anche perché, benché collaborativo e presente in campo, il serbo quando giganteggia è tutt'altro giocatore. Questo non è mister 110 milioni, ma un po' il suo parente stinto. Posto che, ovviamente, può essere un po' appannato, tante partite insieme, fa un po' impressione vedere un Luis Alberto così pazzesco e un Milinkovic così... meno. Anche meno. Con tutti e due al top, dove può arrivare la Lazio?


    LAZIO GOLD EDITION - Ma udite udite: torna pure, difende, copre, lotta. Questo Luis Alberto Gold Edition è plasmato apposta per la sua Spagna, ma candida con prepotenza la Lazio alle primarie Champions: magari l'Atalanta l'avrà presa a pallonate, ma non l'ha abbattuta, magari il Napoli sarà più forte, magari la Roma sarà più incerottata, ma dovrà sudarsela contro questi bricconi di Inzaghi, questa famiglia, come amano definirsi. Se sono una famiglia, viene voglia di passare Natale con loro: con Cataldi, tornato protagonista, umile e maturo, con Caicedo che continua maledettamente a non sbagliare un colpo, con Immobile che segna come un diluvio a spazzare via record e tabellini. Tra loro Inzaghi: non c'è dubbio che ora viene il bello. Dopo Milano, il calendario ride. Me lo dico da solo: mi illudo, tanto ad aprile me ne pento. Però che bello, quando questi ragazzi fanno sognare così in grande, che bello questo calcio, che bello questo Luis Alberto. E quanto fa bello tutto il resto, solo giocando a pallone così, meravigliosamente. 
     


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