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  • Laziomania: Sarri sancisce la fine del Piolismo, serve una chiamata al Milan
Laziomania: Sarri sancisce la fine del Piolismo, serve una chiamata al Milan

Laziomania: Sarri sancisce la fine del Piolismo, serve una chiamata al Milan

  • Luca Capriotti
Ce l'ha il numero di Sarri, Pioli? Quando la Lazio gioca così, non è terrestre. Quella che abbiamo visto troneggiare contro il Milan, ridurre i rossoneri in briciole è una roba fuori dal comune. Più Sarrista del Sarrismo: ci vorrà più di qualche clip motivazionale per ricomporre l’anima del Milan, lacerata tipo quella di Voldemort. Quella della Lazio è una specie di sinfonia, e disturba che, in tutto questo estetico brillare, ogni tanto intruppi, sgraziato, qualche giocatore del Milan. Ma la Lazio la vince due settimane fa questa partita. 

AVVERTENZE - Prima di parlare della reale svolta, del clic che porta Sarri a stracciare le bende del Milan mummificato di Pioli, bisogna tirare fuori qualche avvertenza. Chiaro, il Milan è in difficoltà e ha tante assenze. Ma punto primo: la Lazio può resuscitare squadre più scarse, con meno giocatori e meno forti, e con più difficoltà e penuria di risultati. Lo ha fatto, anche in tempi recenti. Se abbiamo sempre detto che il problema di questo Sarriball era la testa e non la palla, non è che ora lo rimangiamo. Anzi, lo fortifichiamo: la Lazio vince perché lotta con questa resistenza mentale, con questa trappola del piacersi, dello spegnersi, del morfinarsi, e vince. La Lazio vince 4 a 0 prima di tutto contro tutti gli spettri uggiosi di questo gruppo che, all’inizio del 2023, avevano ricominciato ad agitare le loro catene, manco fossimo in una brutta copia di A Christmas Carol. Quindi niente menate sul Milan in crisi: la marcia trionfale biancoceleste prescinde questo Milan, si dilata oltre l’oggettiva difficoltà dei rossoneri. Perché la partita e l’approccio e la tenuta mentale è stata troppo superiore, elevata, superba, per limitarsi a “squadra forte schiaccia squadra in difficoltà”. Qui è tutto diverso. 



LA FINE DEL PIOLISMO - Qualcuno ha detto che questa è la fine del Piolismo, o il punto più basso. Forse sì, ma io non credo ai movimenti. Non credo che il Sarrismo sia mai finito, o iniziato, e che la Lazio l’abbia o meno percorso. Qui non è convinzione del mister o altro. Credo che il Milan sia stata, in passato, una Lazio venuta bene. Che ha trovato i suoi Milinkovic, ha trovato il varco temporale giusto e ha vinto lo scudetto e ha giocato bene e ha giocato forte. Ma alla prima annata con qualche acquisto toppato, qualche Maldinismo inceppato, ecco che può incappare in figuracce come quella dell’Olimpico. E che il campionato sia di basso livello, lo dice comunque il fatto che, al netto di infortuni maledetti o acquisti intristiti (che pena quel belga corrucciato e languido) il Milan pur in crisi sia ancora secondo. Il problema delle crisi è chiuderle. Sarri, con una sconfitta e un pari due settimane fa ha mandato a casa un momento potenzialemente nocivo. Ora tocca a Pioli. Attendiamo chiamate. 

DUE SETTIMANE FA - Dopo il "pareggiaccio" rimediato sempre tra queste mura contro l’Empoli, e qui parlo ai tifosi della Lazio, in molti avete gridato al vilipendio, al Sarrismo defunto, ai funerali vichinghi visto che tanto non si sarebbe fatto mercato. Senza Immobile, Felipe Anderson fa l’ennesima prestazione mostruosa, ma il vero asso nella manica di Sarri è sempre quello spagnolo saudadico, che non sopporta la lontananza dalla Spagna eppure forse questa piccola lacerazione crea tutta questa bellezza. 

LUIS ALBERTO - Il 2023 ha la sua Genesi tra i piedi di Luis Alberto. E Luis Alberto vide che era cosa buona. L’assist di Zaccagni, tra le sue gambe rinasce di nuovo. Tutto ruota intorno alla nuova centralità solare di questo cardinale del pallone, eminenza fulgida del tocco sotto. Luis Alberto ha tirato fuori l’ennesimo masterpiece, un capolavoro di applicazione, centralità, classe. Certo, il Milan a strozzo dei bei tempi forse gli avrebbe messo asfissia, ma questa squadra imbolsita lo esalta, questo clima un po’ da LaLiga tira fuori d’imperio la sua bacchetta. Il suo Aveda Kedavra dura 90’, ed è estatico come certe notti di fuochi artificiali estivi. Potremmo stare ore a parlarne, ma se il Milan è lento, brutto, goffo e freak, Luis Alberto è verbale, creatore, calcio. Tutto nasce due settimane fa, quando Sarri ha tirato fuori la Lazio dal guado. E fossi in Pioli, saprei chi chiamare per qualche consiglio. Si impara sempre dai migliori. 
 

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