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  • Laziomania: Milinkovic passa (forse), l'idea di Milinkocrazia no

    Laziomania: Milinkovic passa (forse), l'idea di Milinkocrazia no

    • Luca Capriotti
    Ripensando a Milinkovic mi vengono sempre in mente le parole di Pradé: "Uno che non sposta gli equilibri". Ha rosicato, diremmo a Roma - lui capirebbe. Ed è comprensibile: un gioiello aveva appena preso la via di Roma. Le lacrime a Firenze, per non firmare: era già in parola con la Lazio. E in due frasi c'è molto dell'universo Milinkovic, un concentrato di Milinkocrazia esplosivo. Equilibrio: proprio sul suo giocare tra tecnica raffinata e fisico imperioso, in bilico tra i due, sul suo sfidare le leggi comuni della fisica che non vorrebbero un centrocampista così tecnico così forte fisicamente, Milinkovic ha costruito la sua valutazione monstre. La parola, la sua parola: Milinkovic ha credibilità a Roma perché è stato di parola. Con Tare, con la sua storia, con il suo talento. Anche quando non è stato brillante, ha segnato, ha deciso, ha vinto.

    EQUILIBRIO DI MILINKOVIC  - Tutto qui, equilibrio: il peso del corpo che protegge il pallone alla perfezione, la suola che risponde con la giusta delicatezza. Equilibrio: quello che non si riesce mai ad avere quando si parla di Milinkovic. Perché in lui, per lui, intorno a lui è stato tutto fuori da ogni equilibrio, squilibrato, folle. La sua valutazione, le offerte, il parossismo degli insider, l'eccitazione dei tifosi. Il saluto del Sergente che nessuno, in casa Lazio, vorrebbe mai definitivo: la mano che va verso la fronte dopo il gol, il petto gonfio di strapotere. Nessuno vorrebbe mai separarsi da Milinkovic: per questo sui social i tifosi già cantano un lutto, manco stessero vegliando un parente. Tra l'altro, per favore, un po' meno teatrale, dai. Almeno aspettiamo una qualche ufficialità. Altrimenti l'idea che resta è che siamo tutti un po' esauriti dal caldo e dal mercato. 

    STRAPOTERE - Per tutto quello strapotere, la Lazio è stata disposta a rinunciare ad una montagna di milioni. Ora Lotito apre, la congiuntura di mercato lascia uno spiraglio: se il Real affonda su Pogba, lo United piomba su Milinkovic. E ha poco, pochissimo tempo:  tra due settimane in Inghilterra il mercato finisce. E in casa Lazio esplode l'ansia, la frenesia, il livore: nessuno vuole che Milinkovic vada via. E se partisse Luis Alberto? E se Lotito non lo dovesse sostituire? Non sarà il primo a partire, nemmeno l'ultimo: a centrocampo i tifosi della Lazio hanno respirato ambienti raffinati e visioni elaborate, Milinkovic non è insostituibile. Gli uomini cambiano, le idee no. 

    SERBOPACO  - Il Milinkovic opaco dello scorso anno, sopratutto quello dei primi mesi, è figlio di una volontà e di una promessa: la società voleva la Champions, e ha pensato di poter lottare con i suoi alfieri migliori. Errore di valutazione, visto col senno di poi: la promessa di Lotito di tenere in squadra i big ha regalato ad Inzaghi gemme spente, incapaci di brillare se non a tratti, nel finale. Ma gli uomini e i rendimenti passano, le idee no. 

    MILINKOCRAZIA - Il concetto che Milinkovic rappresenta forse è più complicato da cartabollare, da cedere, da scrivere su un contratto: eccola qui, teniamola ancora un poco tra le mani l'idea che un giovane con la maglia della Lazio sia in grado di dominare, la visione che sia in grado di essere infinitamente superiore, e abbia voglia di farlo vedere, e non abbia mai paura. Pensate che impatto sulla realtà, quell'idea lì, se lasciata germinare, crescere, mettere radici. L'assoluta prepotenza di voler affrontare a fronte alta gli avversari riecheggia le parole antiche, quelle di spallata al Nord, la voglia di saper spostare gli equilibri. 

    LO STRAPOTERE DEL NORD - Sarà difficile da rimpiazzare, da ricreare, quella riconoscenza di fronte alla giocata Superiore, quella rivoluzione copernicana di tutte le leggi fisiche, tecniche, perfino morali. Gli uomini cambiano, le idee no. La Milinkocrazia è qualcosa di più di un ragazzo serbo del '95: è la certezza di avere in squadra uno che tutti vogliono, la fame di avere compagni di squadra al suo livello, la meraviglia di fronte a quello che sa fare. Gli uomini passano, le idee no: e Milinkovic è quell'idea. 

    IDEA DI FORZA - Ha lasciato qualcosa di più di un dvd di giocate preziose. Un'idea semplice, che va lasciata crescere, che forse avevamo dimenticato. Forse è stato solo questo il contributo della Milinkocrazia, la sua schiacciante superiorità: la Lazio deve tornare davvero forte. Non più partenza, ma arrivo. Non più gestante, ma in grado di trattenere, crescere, vincere. Non più vittima degli avversari, ma più forte, superiore, dominante. Per gente come Milinkovic la Lazio deve essere casa, non l'idea di partire. Mi pare che Lotito abbia voluto sottolineare questo: la Lazio deve essere più forte, anche senza Milinkovic. Gli uomini passano, le idee no: da questo mercato si capirà molto. Soprattutto se l'idea di una Lazio forte esiste, o è solo mia, tua, di qualche povero idealista un po' attempato. 

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