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  • Laziomania: quello che deve succedere per la Lazio quarta (e Milano muta)

    Laziomania: quello che deve succedere per la Lazio quarta (e Milano muta)

    • Luca Capriotti
    Le reali possibilità della Lazio di andare in Europa passano tutte per una serie di desiderati eventi. Le reali possibilità di andare in Champions League si basano su una serie di fattori che, alla fine della cavalcata, se tutti incasellati, giustamente posizionati, perfettamente coincidenti come un Tetris da campione alla fine possono portare quasi a gridare al miracolo. Insomma, ecco tutto quello che deve succedere per la Lazio quarta (e Milano muta). 

    Le reali possibilità passano per l'assenza dell'Europa. Non ce ne voglia nessuno, ma per andare in Europa la condizione ideale è non essere in Europa. Con l'Europa League sul groppone, e questo è un fatto, la Lazio avrebbe molto meno tempo per allenarsi, preparare le partite, gestire infortuni e presenze. Il livello di difficoltà  rasenterebbe l'impossibile. E già siamo su livelli di Tetris piuttosto veloci, e tosti. (L'Inter deve disgregarsi sotto i colpi di tre o quattro altri casi Icardi, ovviamente, e diventare la nuova Babele). 

    I big devono avere un picco di fine stagione. Un rendimento che fino ad ora è in crescita deve subire un'ascesa verticale. Immobile deve segnare sui ritmi della scorsa stagione, Luis Alberto essere quello contro il Parma, Milinkovic deve all'improvviso valere di nuovo "100 milioni pe' gamba". (Il Milan deve scoprire che Piatek in realtà si è sbagliato, scusate, non volevo illudere nessuno, ma mi piace il basket, ciao). 

    I big suddetti non devono avere infortuni. Alla lista dei raccomandarsi a Lourdes bisogna pure aggiungere un cero per Leiva, Acerbi, Radu. Con la Lazio titolare si va in Champions, con gli altri si fatica a vincere a Crotone. 

    Il capitolo infortuni è legato all'aiuto che possono e devono dare le seconde linee. Qualcuno, ad oggi, si è annidato in un angolo della panchina e non se ne distacca, come una specie di tellina ostinata. Berisha, l'odore di sughetto di pesce non è per te, tranquillo. 

    Tutto al netto che non succedono casotti vari del tipo: Inzaghi che si ostina, si inventa, non opera, opera male, la società che fa cose strane, gli arbitri che ne fanno altre, gli astri che svolazzano a casaccio e pali e traverse che decidono di svecchiare un po' il concetto di calcio razionale per farlo ritornare al sapore di ancestrale. (La Roma deve prendere Bielsa ora, tornare all'età del Loco e dopo 1 settimana vederlo andare via). 

    Ah, le altre: è chiaro che l'incrocio di destini oramai è forgiato. Presto il campionato diventerà un crocevia increscioso di calendari e date: ognuno guarderà la propria partita, poi l'altra, poi insieme le due, poi a testa in giù una terza, facendo il rosario la quarta. E a quel punto, solo a quel punto, qualcuno si accorgerà che forse, alla fine di tutto il baraccone, forse il segreto del calcio sta tutto in quella specie di morso sul fiato, il battito imbizzarrito, e la corsa Champions varrà per quello che è: l'ennesima riprova che il calcio, sotto sotto, è la cosa più bella e angosciosa che potesse capitarci. Se siete ansiosi come me, levate "più bella". 

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