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  • Laziomania: quello che dicono gli antichi Greci sul cappotto di Pioli

    Laziomania: quello che dicono gli antichi Greci sul cappotto di Pioli

    Dicono gli antichi Greci, che di cose brutte ne sapevano, e ne mettevano pure in scena, che il Fato fosse superiore a tutti gli dei, perfino a Zeus, che aveva un bel da fare a conservare il trono quando gli altri si mettevano in testa di levarglielo, con tanti saluti al padre celeste. Dicono gli antichi Greci, che quando la Juventus affronta la Lazio, ci sia nell'aria sempre un qualche senso, scomodo, tagliente, ripido, di fatalità. Sarà l'aria più fredda del solito, o quella sensazione irrequieta, che si prova quando sai che, qualunque cosa succeda, dicono gli antichi Greci, che sì, la fetta biscottata cadrà sempre, fatale, dalla parte della marmellata. 


    Fuor di metafora, angosciosa, l'angosciosa sentenza che il gol di Lichtsteiner ha solo legittimato, fa il paio con una certa pesantezza di movimenti della Lazio di Pioli, una certa difficoltà a servire gli attaccanti, attaccare lo spazio esterno, in definitiva una certa qualche difficoltà nell'atto creativo (quello calcistico, non l'altro). Dicono gli antichi Greci che il mondo alla fine, in qualche modo, sia frutto di atto d'amore e di odio, di passione ineluttabile: ecco, la Juve dà sensazione forte di onnipotenza, di poter fare e disfare, dal cappotto elegante di Allegri (mentre il povero Pioli si dibatte in una felpa su completo, elegante il completo, scempiato dalla felpa), al nervosismo perfezionista di Paratici in tribuna (segue con gli inquieti ogni movimento, rabbioso commenta ogni errore, in cerca perenne di perfezione). 

    L'ineluttabile per Pioli ha tanti volti: dicono gli antichi greci che se uno dei big si ritira, dice basta, il fight-club termina(o forse era un libro-film). Quando Biglia alza bandiera bianca, quando abbandona lo stadio in ambulanza, quasi in lacrime, sulla barella, cosa resta agli astanti se non la netta, precisa, cupa sensazione che alla fine il calcio sia un gioco che quest'anno alla Lazio semplicemente non regalerà nulla, toglierà molto, alla faccia delle classifiche di questo e dell'altro anno, delle tristezze melanconiche di Felipe Anderson, delle sgroppate volenterose di Keita.

    Le rughe di Klose, quando gli chiedono quanti palloni gli sono arrivati (vicino allo zero, dicono i greci che i troiani almeno qualche palla-gol l'avevano creata), si fanno più profonde: Nedved sorride all'uscita, destino degli ex, Lichsteiner forse un po' meno, destino degli ex fischiati. Dicono i greci che poi, alla fine, perfino il padre degli dei doveva sottostare al Fato. Però almeno il cappotto elegante, a Pioli, potevano darlo. Dicono gli antichi Greci che, alla fine, neppure Ettore fosse troppo elegante, però di fronte alla sconfitta, non abbia detto di salvare, nella prestazione, la mentalità. Nessuno, neppure il Fato ineluttabile, neppure gli antichi Greci, che ne credevano di cose, e ne mettevano in scena, gli avrebbe creduto. (Quantomeno, me lo concederete, non ha dato dell'ortaggio al collega, quantomeno non è stato riportato alle telecamere, e di questi tempi, è già molto).

    Luca Capriotti


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