Questa magari non sarà Sparta, almeno non nel grido alla Leonida nel gettare in un pozzo profondo un ambasciatore indigesto, ma sicuramente manco è la Lazio che quotidianamente il tifoso laziale si ritrova sul groppone. La Lazio europea è accorta, furba, approfitta e sa soffrire, anche nel fisico. La Lazio europea finisce con Radu in posizione di trequartista, Mauricio come terzino destro (Leonida magari non lo avrebbe approvato come soldato, ma il suo tiro a prendere precisamente la bandierina è degno di American Sniper), e Keita punta centrale. Torna incerottata dalla tana dello Sparta, ma con un gol fatto in trasferta che nei 180' rischia di pesare come un macigno, quasi più di tutti i 300 di Leonida, addominali compresi, su una bilancia insieme. Rischia di pesare così tanto da aprire mezza porta sui quarti di finale (e là il sorteggio, per quanto possano esserci sfumature diverse, difficilmente riserverà una squadra così abbordabile). Questa non sarà magari Sparta, ma i destri sparati in faccia alla traversa da Candreva risuonano ancora, e la sua esecuzione al volo magari non sarà da libri di storia, ma forse a qualche bambino andrebbe mostrata, come educazione alla bellezza. Come gli andrebbe mostrata, con una certa velocità, anche la partita di Keita (sempre vivace, sempre pimpante), la costanza di Milinkovic, il sacrificio apprezzabile che ha fatto portare a casa contro un'agile e volitiva Sparta. Una nota a margine: il posizionamento e l'ingenuità in un paio di situazioni della difesa biancoceleste manderebbero in analisi sull'autostima perfino Leonida, e i suoi addominali. Questa magari non sarà Sparta, contro lo Sparta, ma questa Lazio armata e partita per l'Europa è tornata con una fettina di qualificazione in tasca. E di questi tempi, questa è già una buona notizia. La cattiva notizia? Ai quarti no, quella non sarà Sparta, di sicuro. Rassicuriamo Leonida: Mauricio terzino era adattato, tranquillo, non succederà più, promesso.
