Laziomania: Stiamo vivendo nell'età dell'oro, o dobbiamo chiedere di più?
RISCHIO CALCOLATO - Cosa intendo per rischio calcolato? Quella percentuale di possibilità di andare in Champions, accrescerla con investimenti importanti che siano in grado, al netto di una stagione comunque imprevedibile, di far fare un salto di qualità alla rosa. Il filo del rasoio su cui ballano allegre da qualche anno le milanesi, ecco, la Lazio non lo conosce. La solidità della società la rende anche impermeabile alle tenaglie altrui sui big, ma un po' è riduttiva a volte. Mi spiego meglio: fare uno sforzo su questa rosa oggi, cercare di alzarne ancora molto il livello, sarebbe stata una bella scommessa. A conti fatti, Pedro Neto e Jordao hanno finanziato un mercato buono, onesto, pratico, ma non certo faraonico. Tantomeno decisivo: è un mercato di cauto accrescimento. Un prudente dirsi tra noi " e se domani arriva l'uragano? Meglio mettere da parte le riserve". A furia di mettere da parte, la Lazio si sta attestando come squadra da Europa League, più o meno. Ci può stare?
CONFINE TRA SOGNI E REALTA'- Il succo è tutto qui: le aspirazioni di quanti vanno oltre l'Europa League? Perché i discorsi nel merito della società sono sempre stati abbastanza chiari: nella storia della Lazio ci sono stati dei picchi negativi, dei picchi positivi, ma la media era comunque più bassa dell'attuale. Stiamo vivendo una specie di età dell'oro, che un giorno rimpiangeremo, e non ce ne siamo accorti? Non credo: ammetto, a malincuore, che vedo il Brescia prendere Balotelli, la Fiorentina trattare Ribery, e un po' il cuore mi fa male. Forse un Llorente potrebbe consolarlo. Ma forse sarebbe troppo rischioso, di questi tempi, siamo nell'età dell'oro, ma mica lo regaliamo.