Babbo Natale esiste, ma non è nato a Rovaniemi in Finlandia, al confine col Circolo Polare Artico, non ha il pancione, la barba lunga e non è vestito di rosso. In casa biancoceleste chi fa regali, chi porta emozioni, è nato a Sarajevo, ha dei grandi e profondi occhi celesti, è arrivato in punta di piedi e si è conquistato la fiducia di tutti. Ha cambiato la mentalità dei suoi giocatori, che con lui hanno stretto un patto e hanno deciso di seguirlo, appoggiare la sua metodologia. Hanno creduto che le sue parole, il suo progetto, potesse cambiare la situazione. 

Questo Natale i giocatori e i tifosi della Lazio lo passeranno in maniera diversa, specialmente se Ledesma e compagni riusciranno a vincere contro la Sampdoria. Primo posto nel girone di Europa League, un terzo posto momentaneo in campionato che domani potrebbe diventare secondo se tutto andrà per il verso giusto, e il passaggio - forse troppo sudato - ai quarti di finale di Coppa Italia. Ma soprattutto un calcio bello da guardare e un modulo nuovo, non perché realmente innovativo ma che ha saputo far esprimere oltre le aspettative tutti i giocatori.

Il Babbo Natale biancoceleste, insomma, si chiama Vladimir Petkovic. Il suo stile, il suo modo di fare davanti e dietro le telecamere e gli obiettivi dei fotografi è lo stesso. Un uomo vero, un allenatore che sta facendo bene. Il suo valore lo si giudicherà a fine stagione, ma nel suo sacco di regali ce ne sono molti e per tutti.