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  • Laziomania: vincere non è l'unica cosa che conta, queste 3 cose contano di più

    Laziomania: vincere non è l'unica cosa che conta, queste 3 cose contano di più

    • Luca Capriotti
    Vincere non è l'unica cosa che conta. Non può esserlo in una partita in cui la Lazio francamente poteva quasi non scendere in campo, abbondantemente già qualificata come prima. Voglio trovare un senso a questo Zulte: la partita in Belgio aveva due significati più uno bonus. Il primo, importante, fondamentale, quasi vitale: far scendere in campo tanti giovani. Inzaghi in questo ha dimostrato di avere una stoffa importante, è un tecnico preparato che ha un grande pregio, ha coraggio. Il suo passato nel settore giovanile rende la sua visione più ancorata alla reale possibilità che, se un giovane merita, merita di scendere in campo. Una visione che in Italia si fa fatica ad accettare, in tutti i campi, non solo quello sportivo. Si sposta l'età giovane, l'età fertile, l'età in cui si è socialmente accettati come giovani sempre più in là. Quando effettivamente, per tornare al calcio, far giocare classe '95, '96, '99 titolari in Europa League è un atto di coraggio. E non solo perché già qualificati, non solo perché non conta: Inzaghi li ha fatti giocare anche quando tutto era in ballo, Inzaghi gli ha messo in mano la sua stagione, la seconda, la più difficile della carriera di un allenatore, quella din cui bisogna ripetersi. A volte è stato ricompensato, a volte no, ma il coraggio resta. 

    Il secondo significato è più terra terra: Felipe Anderson is back. E bello tirato a lucido, bello in forma, saettante, con una zazzera un po' Lucio Battisti un po' Cocciante. E allora in un mondo che non ci vuole più sul mercato a gennaio, il mio acquisto libero è Felipe. Già lo ha detto ridendo Inzaghi (ma nemmeno troppo ridendo), si sa che a gennaio è complicato, le botteghe care diventano carissime, a prezzo di saldo si prendono solo scommesse rischiosissime. E la Lazio è stata già bruciata dagli acquisti Black Friday di gennaio, vero Saha? Per questo va piano, ci sta pensando. Intanto però riaccoglie Wallace (da non sottovalutare mai) e Felipe. E Inzaghi, all'ennesima serpentina avrà sorriso. Così almeno il buon ragazzotto ex Santos potrà levare da Instagram tutte le foto in bianco e nero che simboleggiavano il suo infortunio e un umore cupo. Tornano i colori, torna Felipe. 

    Ah, avevo detto bonus, e bonus sia. Il terzo significato è più legato ai tifosi. Ieri erano totalmente e giustamente disinteressati al risultato, eppure sono andati in Belgio in tanti. Non si sono lasciati spaventare dal fatto che Waregem è minuscola, non ha praticamente strutture ricettive, è pure difficile da raggiungere. Semplicemente hanno architettato viaggi di fortuna, viaggi organizzatissimi, itinerari della birra, itinerari specifici, pur di esserci, pur di ricompensaere la Lazio di un girone da leader in Europa. C'è un coro dei tifosi che recita: "Voglio andare a vincere in Europa". Stavolta la Lazio non ha vinto. O forse sì, con molto più dei 500 tifosi inizialmente previsti in una partita totalmente inutile forse sì. Proprio qui, credo, sta l'essenza del tifo: non importa nulla del risultato (o poco), non importa se sia utile o meno, se abbia senso o meno. L'importante è cantare in Europa, a torso nudo sfidando il freddo, le strutture ricettive lontanissime, le distanze improbabili. Agli altri date palinsesti brillantinosi e lucidini. A questi signori qui, per favore, fate semplicemente un applauso. 

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