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  • Le cozze di Cassano, i gamberi di Gattuso e il 'rastrello di Lippi'

    Le cozze di Cassano, i gamberi di Gattuso e il 'rastrello di Lippi'

    • Ribaldo Saporoso
    Anche il mondo del calcio non è esente dalle dipendenze. L’ultima in ordine di tempo è quella di Cassano, che ha confessato: “Quando ero al Real Madrid soffrivo di dipendenza sessuale”. Solo quella? A vederlo così rotondo,  fu soprannominato “el gordo” e qualcuno ipotizzò una dipendenza supplementare: quella da cozza pelosa. Il mitile iberico non raggiungeva le sapidezze di quello barese, ma sembra che l’estrosa mezza punta pugliese avesse trovato un fornitore della Costa Brava in grado di fargliene arrivare, di cozze passabili, almeno un chilo al giorno a Madrid. Una dose sufficiente per un’impepata come si deve.

    Calcio e pesce vanno d’accordo. Forse per questioni dietetiche oppure astrali. Gattuso fece pubblicamente outing, dichiarando spudoratamente la sua passione per i gamberi. Imperiali, “carabineros”, mazzancolle, scampi, scampetti… Andava bene tutto, bastava che appartenessero alla famiglia dei nobili crostacei. Li mangiava, li mangia, in tutti i modi: crudi, bolliti, in padella, sfumati con un po’ di cognac. L’essenziale però è che lo scampo crudo venga prima abbattuto. Non come poteva accadere con un avversario, bensì  facendolo rapidamente raffreddare a temperature oltre -20 gradi per eliminare il pernicioso parassita detto anisakis . Anche per i gamberi bolliti vige un imperativo: quello della bollitura rapida (meno di un minuto). Col suo amico Bianchi (noto pasticcere) Ringhio di ristoranti (uno con annessa pescheria) ne ha aperti tre fra Gallarate e Milano. Seedorf ha risposto con il nipponico “Finger’s Garden” e Costacurta insieme a Sebastiano Rossi ha aperto l’“Ibiza”.

    Nota la predilezione di Galliani, ai limiti della mania, per i ristoranti di pesce. Le trattative più lunghe erano sempre quelle col Barcellona. Mica per una questione di soldi, ma perché nella capitale catalana si trova un tempio culinario del pesce: il “Botafumeiro”. Un nome non casuale che deriva dal celebre turibolo “spandi incenso” della cattedrale di Santiago di Compostela, nella Spagna del Nord. Infatti il pesce più buono viene da lì, dalla Galizia e Galliani lo sa. Visti i tempi magri, ora Galliani si consola (si fa per dire) col sublime “Lorenzo” di Forte dei Marmi. Da “Giannino”, infatti, ci va solo quando in tempi di calciomercato, vuol far trapelare qualcosa.

    Borja Valero appena può fa una puntata al “Bistrot del Pesce”. Pescheria fiorentina del Ponte alla Vittoria con magnifico (in tutti i sensi: qualità e prezzo) ristorante. Lo spagnolo raggiunge moglie e figli dopo l’allenamento per avventarsi su un curioso spaghetto al pomodoro con gamberi crudi sgusciati in coppa. Per il Pupone Totti, a Roma, “Assunta Madre”: “vippissimo”, carissimo, freschissimo, “trendissimo”. Marcello Lippi, invece, con il pesce ha un rapporto più complesso, che trascende sia le ragioni del gusto, sia quelle dell’investimento economico. Quando può esce in barca a pescare. Al traino, in alto mare. Nei momenti difficili fa un'altra cosa. Prende il suo “rastrello”, si mette  i gambali alti e va a “fare i nicchi”, come dicono a Viareggio. Cioè a pescare le arselle o telline che dir si voglia. Per farsi un bel piatto di spaghetti? Sì, certo, ma soprattutto, per far sbollire la mente. Un esercizio di concentrazione quasi zen. Una lenta, saggia, pratica del vuoto, quando del troppo pieno (successe con l’Inter) ne ha abbastanza.

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