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  • Leccemania: è il momento di affrontare i problemi e reagire, lo gridano anche i tifosi

    Leccemania: è il momento di affrontare i problemi e reagire, lo gridano anche i tifosi

    • Stefano Gennari
    Il momento buio nel corso di una stagione è risaputo che presto o tardi arriva, che sia latente (quindi maggiormente auspicabile) o più rimarcato, bisogna affrontarlo cercando di individuare la totalità dei problemi e le relative soluzioni. Il Lecce ha raggiunto il suo apice dopo un’altra debacle, per di più interna, in un mese di tante sconfitte ed un pareggio. Un bottino magrissimo se si considerano le avversarie: Genoa, Brescia, Bologna e Udinese. Le prime due erano in palese difficoltà ma dopo i punti ottenuti contro i giallorossi si sono rialzate, le seconde vivono un momento di forma migliore ma certamente non sono così imbattibili per il Lecce.

    POCA GRINTA – Prima di affrontare questioni tecniche o di uomini pare necessario evidenziare una mancanza per il Lecce, soprattutto nelle partite in casa: il mordente, la cattiveria, la grinta che poche volte si vedono nel corso delle partite. Laddove ci sono carenze tecniche, soprattutto nelle squadre di bassa classifica, sono proprio la cattiveria e la grinta che dovrebbero colmare queste lacune e mettere in difficoltà gli avversari superiori qualitativamente. Che non sempre ci siano in trasferta si può anche accettare ma in casa questo è accaduto poche volte o solo quando la squadra ha subito gol ed ha reagito di cattiveria altrimenti, come accaduto con l’Udinese, ci si trascina lo 0-0 quanto più possibile e magari si aspetta la giocata vincente ma quando la stella e i giocatori di maggiore qualità ce l’hanno gli avversari, questo diventa un suicidio. Eppure il Lecce della prima frazione sembrava in grado di poter colpire ma non ha mai alzato i giri del motore per dominare l’avversario e cercare i tre punti.

    FORMA FISICA E ROSA – Queste due componenti oramai da molto tempo si possono tenere insieme ma, a questo punto, vanno considerate anche distintamente. Al di là del peso della criticità della rosa probabilmente pesa anche una preparazione atletica non così ottimale. Basti vedere il poco pressing omogeneo della squadra in fase difensiva che resta piuttosto compatta anziché alzarsi e chiudere tutti gli appoggi in modo sincronizzato. Balza all’occhio anche il calo nel secondo tempo con i giallorossi incapaci di ripartire dalle azioni offensive dell’Udinese, nonchè in difficoltà proprio nel recuperare il pallone.  Se questo non dipende dal valore dei giocatori allora si può parlare di un problema fisico della squadra. Da cosa dipende dunque? Una risposta può stare nel fatto che, soprattutto a centrocampo, giocano sempre gli stessi e magari il fatto che anche Tabanelli e Petriccione stiano vivendo un momento di appannamento è indice di ciò. Purtroppo però il problema non è solo la condizione atletica ma anche qualitativa, in campo e come ricambi. Ad un certo punto della partita credo che chiunque si sia chiesto che cambio fare a centrocampo se la squadra non riesce più a palleggiare? La risposta è stata nessuno. La rosa ha assolutamente bisogno di acquisti a livello numerico e qualitativo perché se Petriccione, Tachtsidis, Tabanelli e Majer hanno bisogno di rifiatare non può entrare un Imbula fuori forma, anzi addirittura a questo punto la rosa necessita di un giocatore che innalzi il livello del centrocampo titolare perché, dispiace dirlo per gli eroi della scorsa stagione, ma occorrono giocatori che conoscano la categoria e siano forti tecnicamente. E’ il momento di agire, il grido di allarme arriva anche dal Via del Mare che tanto si è stretto attorno alla squadra per il ritorno in A.

     

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