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  • ​Leccemania: si vede l’identità di gioco, pagate le uniche ingenuità

    ​Leccemania: si vede l’identità di gioco, pagate le uniche ingenuità

    • Stefano Gennari
    Guardare il bicchiere mezzo vuoto dopo la prestazione del Lecce in casa della Sampdoria sarebbe troppo ingeneroso per quello che si è visto in campo. Ammettere che il risultato, per come si era messa la partita, lascia l’amaro in bocca è diverso, anzi è un importante stimolo per affrontare l’imminente sfida con il Sassuolo. 

    GIOCO E ORGANIZZAZIONE – Il Lecce schierato da Liverani è caratterizzato da un ampio turnover che però non sconvolge le trame di gioco, anzi i giallorossi tirano fuori, se non la migliore, una delle migliori prestazioni dall’inizio del campionato. La squadra si muove nel campo in modo omogeneo, sia quando deve attaccare che quando deve rientrare per difendere. Si è rivisto il gioco fluido e veloce dell’anno scorso e questo grazie soprattutto alla qualità del centrocampo con Tachtsidis e Petriccione precisi e rapidi nei passaggi e con Tabanelli, probabilmente il migliore in campo, che ha permesso di dare ampiezza alla squadra giocando più lago e così mettendo in difficoltà la fascia destra doriana. Se il centrocampo brilla allora si accende anche l’attacco: una bellissima azione partita dai piedi del regista greco porta ad un “dai e vai” tra Shakhov e Lapadula per il primo gol dell’attaccante con la maglia giallorossa. Arriva un altro gol dall'attacco e dopo una giocata di qualità. Dopo la panchina con la Juventus anche Falco ha ritrovato la brillantezza mentale e fisica, andando anche vicino al gol. Come detto, l’ottima organizzazione dell’undici titolare ha permesso una prestazione positiva anche a livello difensivo che, rispetto alle precedenti partite, ha dato l’impressione di essere meno perforabile e più sicura. Oltre all’ottima prova della coppia centrale, cresce anche Meccariello nel ruolo di terzino destro che, oltre alle già conosciute doti difensive, migliora nelle scorribande in avanti. Persino il turno di riposo dato all’intoccabile Calderoni non ha scomposto il quartetto difensivo, anzi Dell’Orco si è disimpegnato senza particolari grattacapi. Se il Lecce offre una grande prestazione al Marassi i meriti non possono che essere dati a Liverani che in casa di un certo Claudio Ranieri, quindi non proprio l'ultimo arrivato, si impone a livello di gioco e dando una grande lezione di tattica. 

    LE UNICHE MACCHIE – Il pareggio della Sampdoria è praticamente un gentile omaggio del Lecce che, in controllo della partita, si lascia sfuggire i tre punti con due ingenuità: l’espulsione per doppio giallo di Tachtsidis e l’assenza di marcatura su Ramirez nell’occasione del gol. Al greco si rimprovera l’errore soprattutto per l’esperienza che lo contraddistingue perchè nel caso del primo giallo protesta inutilmente in seguito alla revoca del rigore, quindi a decisione presa con l'ausilio del Var, e poi per il fallo che ha portato al secondo cartellino, seppur eccessivo, sicuramente evitabile visto che la difesa era comunque schierata. Giocando in inferiorità numerica la squadra si è abbassata e non è riuscita più a ripartire ma ha resistito ai sussulti blucerchiati che però culminano nel pareggio di Ramirez lasciato da solo a colpire di testa sul corner. Dispiace che il gol sia arrivato in quel modo dopo una partita senza sbavature e soprattutto più per demeriti propri che per meriti di una Sampdoria sterile fino all’espulsione, anzi persino in superiorità numerica il forcing della squadra di Ranieri non è stato così pericoloso se non con Quagliarella. Nonostante il pareggio, il Lecce sa da dove ripartire: si potrebbe dire da dove ha lasciato, ossia dal gioco e dalla qualità che lo ha portato nel campionato delle grandi. 
     

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