Calciomercato.com

  • Lennon non dimentica:| 'Juve, nel 2001 fu un torto'

    Lennon non dimentica:| 'Juve, nel 2001 fu un torto'

    Gli scozzesi dicono che Neil Lennon è un tipo che non dimentica e non perdona. Lennon oggi è l’allenatore del Celtic, ma nel 2001 ne era un centrocampista. Quando il sorteggio di Champions League gli ha assegnato in sorte la Juventus, il suo primo pensiero è corso a un episodio di dodici anni fa al Delle Alpi, fase a gironi della Champions League: al 90’ Nicola Amoruso si tuffa in area, l’arbitro abbocca, lo stesso Amoruso calcia il rigore e il Celtic perde 3-2. Il finale di partita è un inferno: il tecnico Martin O’Neill si fa cacciare dal campo, mentre Lennon accusa Amoruso di scorrettezza. La simulazione è un comportamento che il fair play scozzese non concepisce. Non bastò che Amoruso si scusasse, spiegando che non l’aveva e non l’avrebbe fatto mai più: per generazioni di scozzesi quell’attaccante italiano rimase un esempio di scorrettezza e il simbolo di una sconfitta immeritata. «Mi sorprese una reazione così dura - ha commentato di recente Amoruso - in fondo non ero il primo giocatore ad aver simulato un fallo. La gara di ritorno fu terribile: i tifosi si infuriavano ogni volta che toccavo il pallone». Lennon sognava una rivincita: la ottenne già nell’ottobre del 2001, battendo 4-3 una Juve già qualificata, ma quella vittoria non bastò a continuare il cammino in Champions League e a coltivare un sogno: raggiungere la finale che in quell’edizione si sarebbe giocata a Glasgow. Amoruso racconta che l’allora tecnico bianconero Marcello Lippi comunque non si complimentò con lui per il gol decisivo: «Uno si sarebbe aspettato che si felicitasse, ma non lo fece. Non disse nulla di male e nulla di bene». Celtic e Juve non si incroceranno più. Si incontreranno, invece, due dei protagonisti di allora: gennaio 2012, l’ex allenatore bianconero Marcello Lippi tiene una conferenza all’auditorium dell’Hampden Park riservata ai tecnici scozzesi. In ogni domanda si avverte un senso di reverenza nei confronti di un mito della panchina, fino a quando il microfono arriva a Lennon. Domanda: «Settembre 2001, il Celtic gioca contro la Juventus. Amoruso cade in area: è un rigore o un tuffo?». Lippi non si scompone: «Se uno è allenatore del Celtic, allora è un tuffo. Se uno è allenatore della Juve, è rigore». Lennon non controbatte: quell’interrogativo se l’era tenuto dentro dieci anni e la risposta non gli interessava, perché già la conosceva. Però ha un altro quesito: «Quali sono i vantaggi della difesa a tre e che genere di giocatori servono per adottarla?». Questo rivela il carattere del personaggio: irruente al punto di inseguire l’arbitro in campo (vedi l’ultima semifinale di Coppa di Scozia) e allo stesso tempo ambizioso. La volontà di diventare un tecnico di fama lo spinge a studiare i rivali per carpirne i segreti. Per lui, eliminare i bianconeri dalla Champions League servirebbe innanzitutto a saldare un conto. E poi gli darebbe lustro. «La Juve di oggi mi ricorda il Celtic di O’Neill - dice -. Vucinic e Giovinco sono la versione torinese di Larsson e Sutton». Anche il 3-5-2 di Conte rappresenta un modello. Lennon di solito sceglie il 4-4-2 o il 4-2-3-1, ma per l’occasione potrebbe schierare un modulo speculare, senza anticiparlo per non dare il minimo vantaggio agli avversari. Qualunque cosa pur di sanare quell’antica ingiustizia nel modo più doloroso per gli avversari.

    Altre Notizie