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  • Lippi: 'Inter senza campioni. Milan, con Gattuso grande calcio. Dybala? Quel paragone con Messi...'

    Lippi: 'Inter senza campioni. Milan, con Gattuso grande calcio. Dybala? Quel paragone con Messi...'

    Italia, Serie A, scudetto, Juve, Napoli, Inter, Gattuso, Oddo. Parla di tutto Marcello Lippi, commissario tecnico della Cina, in una lunga intervista a la Gazzetta dello Sport. E lo fa partendo da quello che ha più a cuore, il colore azzurro: ""In 88 anni, da quando esiste il Mondiale, ne abbiamo vinti quattro e non abbiamo conquistato la fase finale due volte. Tranne un paio di nazionali, tutti ci metterebbero la firma. Ora però rosichiamo".

    Lei è in Cina per il problema della regola federale sui parenti degli agenti. Con Lippi dt sarebbe stato diverso per Ventura?
    "Lasciamo perdere, cose passate. L’Italia dà sempre il meglio nelle situazioni negative, e non manca qualità nonostante gli stranieri. Con una differenza rispetto ai miei tempi: i giovani sono tutti titolari nei club".

    Chi le piace dei giovani?
    "Cristante. Ogni volta che lo vedo ha quattro/cinque occasioni da gol, s’inserisce senza palla, colpisce di testa. Poi Pellegrini, Chiesa, Bernardeschi. Barella, ma sia meno aggressivo. E Caldara, serio, giusto: mi piace come si esprime".

    Manca il ct...
    "I candidati sono tutti da panchina. C’è chi ha già dimostrato il suo valore, come Conte. C’è chi, come Mancini, ha confessato apertamente di volere la Nazionale, cosa importantissima. Discorso che vale per Ranieri. Ancelotti sarebbe la prima scelta per carriera, carattere, esperienza, successi, ma pare non abbia tanta voglia".

    La Figc non esclude in partenza la soluzione Di Biagio.
    "Ci ho pensato dopo la morte di Azeglio Vicini: abbraccio alla famiglia e lo ricordo come un simbolo vincente della generazione di tecnici federali. Come Maldini. Di Biagio sarebbe una scelta nella tradizione: ma servono subito risultati".

    Non andare al Mondiale distrarrà meno i club in Champions?
    "Non si può escludere che qualcuno sia meno concentrato. Anche la Juve ha stranieri ma lì, state certi, hanno in testa Champions e campionato: non esistono condizionamenti. La Juve è programmata per vincere, per arrivare fino in fondo dovunque. Anche al settimo scudetto. Non molla niente".

    Altro che stanchezza?
    "Su, da qui alla finale sarebbero sette gare. Non cambiano la vita, non ti stancano da perdere testa e gambe. Per la Juve piuttosto credo sia il contrario: si distrarrebbe perdendo per strada un obiettivo".

    Con lo spettro di arrivare in finale e perdere per la terza volta. È già successo con Lippi...
    "Il pensiero va lì. Ma io sono arrivato in finale quattro volte, cose che non si possono cancellare. E poi questo significa che sei entrato nel gruppo di quelle che possono vincere la Champions: Real, Barça, Bayern, Juve e City. Cinque. E dico: occhio al Real, non pensate sia finito, bravo Heynckes, a 72 anni ha fatto volare il Bayern. Ma la Juve è stabilmente lì, prima non era così. L’obiettivo principale è stato raggiunto".

    Lassù non c’è ancora il Psg?
    "Tecnicamente è all’altezza, ma deve maturare di testa: altrimenti non avrebbe preso sei gol a Barcellona dopo averne segnati quattro. Mi fa un po’ pensare quello che succede tra i campioni, i problemi tra Neymar e Cavani: è strano, in un’epoca in cui i grandi hanno ormai capito che devono giocare in squadre con tanti fuoriclasse, per vincere e guadagnare di più. La società dovrebbe intervenire. Drasticamente".

    Un anno fa, dopo poche partite della Juve con il nuovo 4-2-3-1, lei disse che era il modulo giusto per arrivare fino in fondo in Europa. Ora con il 4-3-3?
    "Era il momento di cambiare e Allegri l’ha fatto. Da quanto la Juve quasi non prende gol? Dal nuovo sistema e da quando ha ritrovato Benatia: la concentrazione di tutti è massima. Spiace per Matuidi infortunato, ma sarei contento di vedere Marchisio, ha ancora tantissimo da dare. In ogni caso Allegri trova sempre qualcosa di nuovo".

    Il Tottenham non sembra il più insuperabile dei rivali.
    "Fatte le proporzioni, la sfida mi ricorda quella col Barça. Un grande attacco ma non una grande difesa: è finita 3-0. Kane la mette sempre dentro, i centrocampisti s’inseriscono, ma dietro la Juve può creargli grossi problemi. Comunque Pochettino è bravo, una bella figura di giovane allenatore, ha lanciato giovani come Alli".

    Il Napoli non ha la Champions ma il Lipsia in Europa League. Cosa significa per lo scudetto?
    "Bisogna capire come Sarri affronterà le coppe, la gestione delle partite. In campionato ha un punto in più, è comunque un vantaggio, ma in quindici partite tutto è possibile".

    Per la Roma contro lo Shakhtar in teoria è più semplice.
    "Può farcela, dopo aver superato Atletico e Chelsea. Ma le auguro che il prossimo mercato invernale non sia così lungo: questo è stato una sofferenza".

    Sarà una bella delusione per chi perde tra Juve e Napoli...
    "Se lavori così bene non devi deprimerti. Però i punti di vista sono diversi. Se vince il Napoli, la Juve potrebbe dispiacersi fino a un certo punto, dopo sei scudetti e magari con la Champions nel mirino. Se il Napoli non ce la fa, psicologicamente sarebbe più dura: è una grande perché è stabilmente tra le prime tre, ne ha consapevolezza. Sarebbe un brutto colpo".

    Riduttivo dire che Allegri-Sarri è creatività contro collettivo?
    "Il discorso è più semplice. Sono due grandi allenatori diversi, inseguono il successo in modo diverso. Gli automatismi del Napoli non sarebbero praticabili cambiando formazione ogni settimana: quello di Sarri è un calcio bello, positivo, offensivo. La Juve ogni tanto ha una giornata più negativa, cambia spesso uomini e sistemi. Allenando da quarant’anni so com’è difficile far giocare bene ed è notevole che Sarri ci sia riuscito così presto. Però un allenatore non è solo gioco".

    Sarri si lamenta troppo, Allegri giustifica il brutto gioco...
    "Ma sono schermaglie sempre successe, botta e risposta che coinvolgono tutti, dai presidenti ai ds: si fa tutto per dare fastidio ai rivali".

    Sacchi ha detto che il Napoli non ha fuoriclasse.
    "Per me Mertens, Insigne e Hamsik sono fuoriclasse. Certo oggi la Juve ha due squadre".

    E aspetta il miglior Dybala: stagione decisiva questa?
    "Tutti questi accostamenti, Messi qui, Messi lì... L’impressione è quella di un bravo ragazzo, serio, forte: deve solo ricordare i campioni che alla Juve l’hanno preceduto senza sfondare subito. Da Platini a Zidane che era preoccupatissimo: un giorno gli parlai, gli dissi “tutti abbiamo fiducia in te”, e dalla domenica successiva non si fermò più. Allegri l’ha gestito bene, la società non gli ha fatto mancare la fiducia".

    Juve, Napoli e poi le altre. Che cosa succede all’Inter?
    "Capisco il dispiacere dei tifosi: anche quest’anno, dopo una grande partenza, s’è spenta, come sgonfiata. Spalletti aveva creato presupposti psicologici buoni, però siamo sinceri: escluso Icardi, che mette dentro il 90% dei palloni, ci sono buoni giocatori ma non straordinari. Riguardo alle frasi di Spalletti ai tifosi, mi sembra non ci sia niente di nuovo".

    La sfida tra Roma e Lazio può essere anche letta come confronto Inzaghi-Di Francesco.
    "Che bravi. Di Francesco lo seguo dai tempi del Sassuolo, lo faceva giocare come una grande d’Europa, 4-3-3, aggressività, pressing, tagli di attaccanti con e senza palla: non ha retto il doppio impegno, ma era spettacolare. Alla Roma sta mostrando la stessa mentalità. Inzaghi è una sorpresa per come gestisce tatticamente e organizzativamente squadra, turnover, situazioni. Ma non vorrei dimenticare gli altri".

    Un campionato di allenatori...
    "Intanto i subentrati italiani, Ballardini, Iachini, Zenga, Mazzarri, De Zerbi, Oddo e Gattuso: tutti dimostrazione della grandezza della nostra scuola. Per non dire di Gasperini, che era uno dei candidati alla Nazionale e ha creato una realtà, l’Atalanta, che ora se la vedrà alla pari con il Borussia. E Giampaolo: bravissimo. Giocava uno dei migliori calcio con l’Empoli e lo fa con la Samp: di sicuro la prossima squadra sarà una grande. Ma due di loro sono nel mio cuore...".

    Oddo e Gattuso?
    "Con loro ho diviso il momento più bello della mia carriera. È stato bello vedere come hanno messo del loro nelle situazioni difficilissime in cui sono stati chiamati. Rino aveva i fucili spianati ma ha recuperato il Milan psicologicamente e fisicamente: domenica ho visto un’ora di grande calcio, poi se i suoi smettono di farsi espellere forse è meglio. È stato bravo a trasmettere tutto il suo ardore e il senso di appartenenza. Massimo ha portato l’Udinese dove nessuno avrebbe immaginato".

    Suggerimenti ai commissari?
    "Sono tante le cose da fare e le ho già dette. Serve gente che conosca il calcio e decida per il calcio: semplice, no?".

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