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  • Lippi: 'Ci facevano le punture'

    Lippi: 'Ci facevano le punture'

    "Troppi farmaci, sono stato male".
    La confessione di Lippi: "Ci riempivano di medicine".
    Per la prima volta l'ex ct azzurro rivela paure e rischi della sua generazione: "Sono morti vari miei compagni di squadra".

    "L'incontro all'Università? Fantastico, anche se gli studenti erano... giornalisti". Con questa battuta il ct campione del mondo 2006 Marcello Lippi commenta il suo intervento alla Scuola di Giornalismo Walter Tobagi di Milano, dove
    ha concluso con la sua testimonianza il corso di perfezionamento in giornalismo sportivo dell’Università Statale. Due ore a confronto con i 26 allievi, parlando dei valori del gruppo e dei rapporti con i media, sfiorando argomenti leggeri

    ma affrontando pure quelli delicati.

    Come la questione doping.
    «Conoscevo Petrini, era un mio coetaneo. Come lui sono scomparsi altri miei ex compagni di squadra, ricordo Saltutti, insieme alla Pistoiese. Quando giocavo nella Sampdoria, era prassi che il massaggiatore ci facesse delle iniezioni, fra le dita ne aveva cinque diverse. “Vitamine”, ci dicevano. E tutti le facevano, oppure tutti ingoiavamo le pasticche colorate prima della partita. C’era un abuso di farmaci, pur di giocare con la pubalgia prendevo antinfiammatori ogni giorno e facevo infiltrazioni, finché non mi sentii male e dovetti fermarmi».

    Qualche timore, alla luce di morti e malattie di calciatori della sua generazione e non solo, esiste.

    «Sì, anch’io ho avuto paura. Abbiamo saputo solo dopo che erano iniezioni di corteccia surrenale e che potevano creare problemi. Ma da parte nostra non c’era la consapevolezza che potesse essere qualcosa di dannoso, pensando che tutto servisse per recuperare, non per migliorare le prestazioni. Di certo oggi c’è una coscienza diversa, i calciatori mai assumerebbero farmaci senza conoscerli".

    La morte di Morosini?
    "Difficile spiegarla, oggi i controlli sono ai massimi livelli. E comunque prima di
    usare un defibrillatore va fatto un massaggio di 10-15 minuti. Il vero problema è l’idoneità a livello di settori giovanili... ».

    Ma Lippi si è a lungo soffermato sulla differenza fra quelli che definisce “galli nel pollaio” e i veri fuoriclasse.

    «I primi hanno il talento che madrenatura gli regala, ma non mettono nulla di proprio. Sono dannosi, non mi serve uno che mi faccia vincere due o tre partite. I fuoriclasse sono altri: non è detto che debbano avere i piedi di velluto, per me contano leader come Cannavaro («Prima dei Mondiali qualcuno d’importante mi disse di togliergli la fascia di capitano ma io minacciai di dimettermi», rivela l’ex ct), Buffon, Materazzi e Gattuso".

    Balotelli?
    "Mario è un talento a rischio, perché si ha la sensazione che potrebbe fare già delle grandissime cose, ma non le fa. Non deve dirci cosa vuol fare da grande, ma

    deve fare qualcosa di grande. Forse perché gli piace essere com’è».

    Un accenno anche al codice etico di Prandelli?
    «Non è stato inventato ora, c’è sempre stato. Ma il mio gruppo mondiale non aveva bisogno di regole, le rispettava e basta».

    Pillole finali sui singoli. Si comincia con Del Piero.
    «Lui vive per il calcio e la sua splendida carriera non termina qui. Però mi dispiace che non la finisca con la Juve».

    E poi i padroni del campionato, Allegri e Conte.
    «Il primo, appena arrivato al Milan lo scorso anno, è sembrato il mio erede: ha vinto al primo colpo, toscano come me, inventore di trovate tattiche simili alle mie. Conte? Bravo, dimostra la sua juventinità. Ma ora che è davanti,

    fare la lepre è più complicato. Però restano favoriti per lo scudetto».

    Confetti anche per Mourinho.
    «Tutti i suoi ex calciatori ne parlano benissimo. Ha cultura ed è preparato,
    ed è un perfetto parafulmine per la squadra che allena».

    L’unica cosa che il tecnico viareggino non svela è il suo futuro.
    «Cina? Non ho firmato per nessuno. Ci sono tanti posti all’estero, Dubai, l’Arabia, l’Asia. Vado dove c’è voglia di costruire qualcosa di nuovo, di certo non allenerò più in Italia».

    Zeman: «Ancora c’è tanta farmacia».
    Sul tema del doping è tornato ad intervenire anche Zdenek Zeman: "Noto
    ancora — ha detto — che ogni giorno escono nuovi tipi di medicinali e integratori; spero che non facciano male alla salute. Non credo che il calcio sia uscito completamente dalle farmacie». E poi la domanda che si pone: «Qualcuno corre troppo? Non so, dovrei vedere che tipo di allenamento fanno durante la settimana — ha proseguito Zeman —. Se è stato detto che le mie squadre corrono troppo, il
    merito è solo dei tanti gradoni che facciamo nelle sedute".
     


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