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  • Lo sport ascolti Mattarella: può essere modello di civiltà

    Lo sport ascolti Mattarella: può essere modello di civiltà

    • Marco Bernardini
      Marco Bernardini
    Il discorso di fine anno con il quale il presidente Mattarella ha voluto aprire la porta agli italiani davanti al secondo decennio di questo secolo è stato certamente uno tra i più efficaci ascoltati nelle ultime e precedenti occasioni. Rigoroso, ma non austero. A tratti persino informale. Parole diverse, ovviamente, da quelle piene di furore e persino di rabbia con le quali Sandro Pertini era solito fustigare i cattivi costumi del nostro Paese, ma egualmente ricche di senso e soprattutto spogliate della retorica.

    Lo zenit è stato toccato quando il presidente ha voluto ricordare i tre vigili del fuoco “assassinati”dall’ avidità umana. A contorno, il giusto riconoscimento al ruolo femminile in una società ancora troppo maschilista e la dichiarata volontà di rivolgersi direttamente alla gente anziché al Palazzo della politica e ai suoi intrallazzatori di ogni specie e colore. Persino un’inattesa pennellata poetica, alla fine, con l’invito rivolto a tutti di osservare la Terra e in particolare l’Italia come se le guardassimo dall’alto del cielo rendendoci conto che ha ragione l’astronauta Parmitano quando afferma che, da lassù, ci si può rendere conto di quanto siamo piccini e anche un poco patetici nel rincorrere le nostre miserie.

    Un passo, importante, del discorso presidenziale è stato quello che ha riguardato lo sport. Un  mondo che, spesso, si muove in modo parallelo a quello della quotidianità ma che, in ogni caso, ha il grande potere di influenzare il nostro vivere e agire quotidiani in senso positivo e anche no. La raccomandazione, per nulla teorica, è suonata come un invito autorevole a ciascun attore di questo spettacolo popolare che non è mai soltanto un gioco ma un autentico modo di essere, dentro e fuori i teatri deputati ospitare gli eventi. Dirigenti, atleti, amministratori, media, addetti ai lavori e pubblico. Per ciascuno di essi il dovere di gestire il “giocattolo” seguendo i fondamenti di quel buon governo che ha la possibilità di essere, per rispetto civico ed etico, persino migliore di quello con il quale il Palazzo del potere dirige il Paese. In questo senso, operando con coesione e onestà intellettuale, lo sport potrebbe davvero porsi come modello del saper vivere. E, con lui, tutti coloro che partecipano al movimento. La gente, insomma. Soprattutto coloro i quali, attraverso i nuovi mezzi di comunicazione e i social, dovrebbero smetterla una volta per tutte di seminare odio e violenza nascondendosi dietro il paravento del comodo anonimato.

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