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  • Lo stadio di proprietà è fondamentale, ma in Italia lo abbiamo capito solo ora

    Lo stadio di proprietà è fondamentale, ma in Italia lo abbiamo capito solo ora

    • Antonio Martines
    In tutti i grandi campionati d'Europa lo stadio è considerato un asset principale da almeno vent'anni, un elemento imprescindibile senza il quale non si possono affrontare gli elevati costi di gestione del calcio industriale del terzo millennio. Noi italiani come al solito lo abbiamo capito per ultimi, ma adesso è arrivato anche per noi il momento di metterci al passo con gli altri e qualcosa comincia a muoversi persino in Serie A.

    Cosi dopo la Juventus e il Sassuolo, quest'anno anche l'Udinese si è dotata di un impianto all'avanguardia, inaugurando la Dacia Arena, un gioiello ricavato sulle ceneri del vecchio Stadio Friuli di cui ha conservato la tribuna principale costruita in occasione dei mondiali del 1990, con una capienza di 25.000 posti a sedere. Ma movimenti importanti si registrano anche in altre parti d'Italia, a cominciare dalla Sardegna, dove il Cagliari domenica scorsa ha giocato l'ultima partita della sua storia nel glorioso Sant'Elia, stadio costruito nel lontano 1970 che fu teatro del mitico scudetto conquistato da Gigi Riva. Al suo posto sorgerà un impianto da 21.000 posti a sedere totalmente coperto, che nelle intenzioni della società dovrebbe essere ultimato nella stagione 2019/2020 e i cui costi dovrebbero aggirarsi sui 55 milioni di euro, nel frattempo, si giocherà in un impianto provvisorio che sorgerà nel piazzale dell'attuale stadio e che dovrebbe avere una capienza di 16.000 posti. 

    Un'altra società che ha compiuto un passo decisivo è stata l'Atalanta che proprio qualche settimana fa si è aggiudicata la proprietà dello Stadio Atleti Azzurri d'Italia partendo da una base d'asta di 7 milioni e 826.000 euro e pagandolo 8 milioni e 600.000 euro. Quello della Dea è da considerarsi un vero e proprio primato, visto che la squadra orobica è stata la prima nel nostro calcio a comprare a titolo definitivo un impianto di proprietà comunale. I lavori di ristrutturazione dovrebbero partire nell'estate del 2018 e il nuovo stadio di Bergamo avrà una capienza di circa 22.000 posti, con sede societaria e centro giovanile che sorgeranno di fianco alla nuova struttura. 

    Poi c'è la Roma di Pallotta, che fino ad ora è stata la società più attiva nel volere a tutti i costi il nuovo impianto, ma la cui volontà si è scontrata con mille problemi. Burocrazia, vincoli ambientali e soprattutto l'ombra della speculazione sono i nodi che di fatto fino ad ora hanno impedito l'inizio dei lavori del nuovo stadio della Roma. Ma Pallotta è stato chiaro e persino nel giorno dell'ultima partita di Totti è riuscito a trovare l'occasione per dire che o il nuovo stadio si realizzerà nel 2020 oppure lui non sarà più il presidente della Roma. 

    A proposito di Totti Day, l'ultima domenica ci ha regalato un'immagine che mancava da troppo tempo a tutti gli appassionati di calcio, ovvero un'Olimpico traboccante di popolo giallorosso, uno spettacolo che in casa romanista, non si vedeva in quelle proporzioni e con quell'intensità dai giorni delle feste scudetto del 2001 e ancora prima del 1983, uno spettacolo spontaneo, improvviso, inatteso e perciò bellissimo. E cosi, l'indimenticabile addio del Pupone ci ha ricordato che in Italia esistono delle folle uniche nel loro genere, folle di tifosi che per troppo tempo sono state allontanate ingiustamente dagli stadi, ma che se hanno un buon motivo per farlo possono tornare in qualsiasi momento e con una passione che probabilmente non è riscontrabile in nessun altro paese d'Europa. Ma queste folle hanno bisogno soprattutto di stadi nuovi o ristrutturati e non di un presidente come Tavecchio che consiglia ai registi TV di non inquadrare le tribune vuote, perché – a suo dire – l'unica cosa che conta sono i diritti delle televisioni, ma forse qualcuno dovrebbe spiegare al nostro presidente, che senza pubblico in carne e ossa, quei diritti non valgono molto e le Tv finiranno per pagarli sempre di meno.

    @Dragomironero

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