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  • Magath contro lo 0-0 nel calcio. Non ha capito nulla del mondo in cui ha vissuto

    Magath contro lo 0-0 nel calcio. Non ha capito nulla del mondo in cui ha vissuto

    • Pippo Russo
    Aver vissuto una vita nel mondo del calcio e non avere capito nulla della sua anima. Triste destino quello di Felix Magath, che ieri si è aggiunto alla sterminata catena di quanti pretendono di fare la guerra allo 0-0, visto come il Male Assoluto del calcio. E passi se a sostenere questa coglionata sia gente che col calcio ha un rapporto intermittente, e crede che davvero il gol ne sia l’essenza. Ma se a cascare dentro il luogo comune è un personaggio che in diversi ruoli ha fatto calcio al massimo livello, allora la cosa si fa sconfortante. Perché significa che dentro il calcio può crescere gente incapace di capirlo e amarlo. Ma veniamo ai fatti.

    Ieri Felix Magath ha detto che al termine delle partite concluse sullo 0-0 bisognerebbe essere coerenti col punteggio e assegnare zero punti alle due squadre. Così imparano a mortificare lo spettacolo. Proposta ridicola nonché figlia di profonda ignoranza delle cose di calcio. Ridicola perché, se davvero venisse adottata la disciplina anti-zero-a-zero immaginata da Magath, assisteremmo a pantomime nelle quali le due squadre fanno subito 1-1 nei primi cinque minuti di partita e poi se la giocano regolarmente. L’ex amburghese sarebbe contento così? Ma a essere davvero cruciale è la questione dell’ignoranza, intesa come mancanza di comprensione di un oggetto. E schierarsi contro lo 0-0 significa non aver capito che lo 0-0 non è affatto “un esito della partita di calcio”: lo 0-0 “è” il calcio.

    Bisogna partire dall’ABC per spiegare a Magath che il calcio è per eccellenza lo sport della “scarsità di punteggio”: l’unica disciplina di confronto tra squadre in cui il punteggio iniziale ha buone probabilità d’essere anche il punteggio finale. Potreste immaginare una gara di basket che si concluda 0-0? O una di pallamano, di pallanuoto, di hockey, di rugby? Non ne esiste la possibilità. Lo 0-0 appartiene soltanto al calcio, lo sport in cui segnare un punto è impresa faticosa. Per il pubblico estraneo al calcio questa caratteristica è un limite. Ma il pubblico estraneo al calcio va a caccia di emozioni grasse, come la risata sbracata davanti a una scena da cinepanettone o lo scivolone sul ghiaccio nei filmati amatoriali di Paperissima. Per questa risma di soggetti conta soltanto il gol, e la partita è una sequenza di highlights. Invece il pubblico del calcio sa che bisogna guardare allo 0-0 con rispetto. E che, quando il punteggio di una gara comincia a dilatarsi oltre il 2-2, forse è una questione di defaillance più che alle prodezze. Ma soprattutto c’è che è proprio lo 0-0 a fare del calcio lo sport più equo, quello in cui viene dato al concorrente debole una reale chance di giocarsela contro il concorrente forte. E ciò deriva dal fatto che, grazie alla difficoltà di rompere il punteggio di partenza, al concorrente debole è data una facoltà che in altre discipline di squadra non è data: giocare per il pareggio.

    Quest’ultima è una scelta che nel basket, o nella pallamano, o nella pallanuoto, o nelle varie forme dell’hockey, sarebbe inconcepibile. Un pareggio a basket si fissa dal 60 pari in su, nella pallamano può essere un 25-25, nel rugby da 10-10 in su, nella pallanuoto da 4-4 in su e idem nell’hockey. Ciò significa che anche il concorrente debole deve, come il concorrente forte, produrre uno sforzo offensivo necessario a segnare 60 punti, o 25 gol, o un congruo numero di mete e calci piazzati, e così via. E chi produce uno sforzo offensivo per segnare 60 punti, o 25 gol e così via, lo fa per vincere la partita, non per pareggiarla. Non si tratta di una scelta, ma di un obbligo delle condizioni di gioco. Nelle discipline in cui realizzare punti è più o meno facile, si deve OBBLIGATORIAMENTE giocare per vincere, e il pareggio può scaturire soltanto per caso. Ne consegue che il più debole deve sfidare a viso aperto il più forte, e novantanove volte su cento perderà.

    Nel calcio non è così. Grazie alla difficoltà nello scardinare lo 0-0 di partenza, il più debole può giocare per il pareggio. Gli viene data una facoltà che ai più deboli delle altre discipline sportive di squadra non è data. E questo spiega perché nel calcio il sovvertimento dei pronostici e dei rapporti di forza è più frequente. Lo 0-0 è il vero pilastro del calcio, il segreto del suo successo come sport capace di emozionare per le sorprese che riserva, e non soltanto per le dimostrazioni di forza esibite da chi è favorito dal pronostico. Chi è dentro il calcio e lo ama, queste cose le sa e non si sogna minimamente di dichiarare guerra allo 0-0. Ma evidentemente Magath vive in un’altra dimensione.

    @pippoevai
     

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