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Man City forza 6, ma il Watford com'è arrivato in finale? Guardiola col 'triplete inglese' stacca Mourinho

Man City forza 6, ma il Watford com'è arrivato in finale? Guardiola col 'triplete inglese' stacca Mourinho

  • Giancarlo Padovan
    Giancarlo Padovan
Era la Coppa d’Inghilterra, ma è sembrata una scampagnata del sabato pomeriggio. Il Manchester City rifila sei gol al Watford (tre di Sterling, uno di David Silva, uno di De Bruyne e uno di Gabriel Jesus) e Pep Guardiola inanella il terzo trofeo di stagione (tripletta nazionale): così va avanti di due titoli rispetto a Mourinho, l’allenatore che più di ogni altro tiene a questa specialissima conta.

Un 6-0 non si commenta, si traduce. Il Watford non è una squadra materasso, ma ha rinunciato a giocare per difendersi ad oltranza, a volte anche con sette uomini al limite dell’area e gli altri tre a ridosso della palla. Fino a metà del primo tempo gli è andata bene, poi due errori dei propri giocatori hanno tirato uno scarabocchio sulla strategia e, se c’era il tempo per rimediare,  mancavano le idee e le energie. Per rientrare in partita sarebbe servito un episodio, ma, purtroppo per il Watford, Pereyra ha sbagliato tanto, troppo. Non il portiere, seppellito da una messe di reti, ma lui è stato il peggiore in campo. 

Dal 3-0 in avanti non è più stata una partita, ma una mattanza. In Inghilterra - lo si sa - nessuno si ferma per non mortificare l’avversario. Così è finita in goleada con il portiere del Watford capace, proprio all’ultimo, di evitare una disfatta poco degna di una finale. Eppure, all’inizio, non sembrava una partita così e il 2-0 con cui si chiude il primo tempo potrebbe lasciar intendere che per il City è stato tutto facile. Invece non è andata in questo modo. Il Watford spacchetta il 4-4-2 in una difesa a sei (quattro in linea, due davanti alla retroguardia) e in un 4-2-2-2 quando riparte. Per tornare ad una tale declinazione del sistema di gioco devo tornare con la mente al colombiano Maturana, grande rivale di Arrigo Sacchi, innovatore quanto e più dell’uomo di Fusignano.

Maturana, però, attaccava, Javi Gracia abbassa la squadra e riparte con le scorribande di Deulofeu e di Deeney. In una di queste, la prima della partita, Roberto Pereyra conferma di essere il giocatore incompiuto che abbiamo conosciuto alla Juve. Sull’assist di Deulofeu è solo davanti a Gomes, ma anziché mirare all’angolo gli spara sul ginocchio. Azione giusta (la ripartenza è fatta di tre passaggi) e conclusione sbagliata che, dopo appena 10 minuti, vanifica un potenziale vantaggio a sorpresa. Prima che il City colpisca, il Watford ha un’altra occasione: Pereyra, dopo essere comicamente caduto in area, serve palla da terra a Doucouré che tira a botta sicura, Kompany fa muro e salva mettendo il corpo e il braccio attaccato ad esso. C’è il Var ma l’arbitro Fiend giustamente non vi ricorre.

La partita resterebbe in equilibrio almeno fino all’intervallo se il Watford non commettesse due errori letali. Il primo è di Doucourè che perde palla nella propria metacampo, consentendo lo strappo degli avversari. C’è un tiro dal limite che sembra innocuo se Kiko non perdesse il duello aereo con David Silva, bravo a rapinargli la sfera e a battere in diagonale. Il secondo gol (Sterling che tocca una palla quasi dentro di Gabriel Jesus) è ancora riconducibile ad una doppia responsabilità: quella di Kiko che sull’allungo di Bern ardo Silva, aspetta l’uscita del portiere Gomes e quella di Gomes che tarda a chiudere.

Vedendo attaccare il Watford all’inizio di ripresa viene da chiedersi perché non l’abbia fatto prima. Il City, infatti, va in difficoltà sia sulle iniziative individuali di Deulofeu, sia su un paio di palloni che  solo la dabbenaggine di Pereyra non trasforma in assist vincenti. Così su una punizione messa in area dal Watford, Kompany rinvia senza indugio innescando il contropiede di Gabriel Jesus che vede De Bruyne, entrato al posto di Mahrez poco prima, gli serve palla e il belga, dopo aver saltato il portiere e un difensore, spedisce dentro.

Partita finita, ma il City si diverte. Su un contropiede del tutto analogo, i protagonisti si invertono. Questa volta è De Bruyne a servire palla al brasiliano che, al contrario di Pereyra, non sbaglia. Sarebbe da chiudere lì se Sterling non cercasse, avido, più gol possibili. La doppietta arriva a nove minuti dalla fine su assist stratosferico di Bernardo Silva. La tripletta, ancora su suggerimento di De Bruyne, a tre dalla fine. Conclusione laconica con domanda prevedibile: City troppo forte per l’avversario, ma il Watford come ha fatto ad arrivare in una finale di Coppa che in Inghilterra considerano importante quanto la Premier?
 

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