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  • Manchester City impressionante: la lezione di Guardiola, ma l'Inter non parte battuta

    Manchester City impressionante: la lezione di Guardiola, ma l'Inter non parte battuta

    • Alberto Cerruti
      Alberto Cerruti
    Sarà il Manchester City a sfidare l’Inter nella finale di Istanbul. O meglio, sarà la squadra di Inzaghi a sfidare quella di Guardiola, perché il 4-0 con cui Haaland e compagni battono i campioni d’Europa in carica, dopo l’1-1 dell’andata, impressiona molto di più dell’1-0 e del precedente 2-0 dei nerazzurri contro il Milan. Ma al di là dei risultati delle semifinali, si sapeva già che il Manchester City, quasi campione nella Premier, sarebbe stato favorito contro l’Inter, anche se Inzaghi non partirà battuto e fa bene a sognare di essere il primo allenatore italiano, dopo Herrera e Mourinho, a portare la coppa con le grandi orecchie nella bacheca del club nerazzurro. In attesa di sapere che cosa succederà il 10 giugno, esistono due certezze: la prima è la prova di forza dai padroni di casa che umiliano il Real Madrid con una autentica lezione di gioco segnando due gol per tempo; la seconda, come diretta conseguenza, è l’amarezza di Ancelotti che festeggerà i suoi 64 anni, proprio il giorno della finale, a Madrid, oppure già in Brasile.

    TIRO AL BERSAGLIO - Il City ha fretta di segnare e lo fa capire con una pressione che non fa respirare i campioni in carica. Haaland è il primo a suonare la carica con un colpo di testa ravvicinato che Courtois respinge d’istinto con l’anca. E’ l’inizio di un autentico tiro al bersaglio, al quale partecipano anche De Bruyne e Grealish, che soltanto per una questione di centimetri non frutta il meritato gol del vantaggio. Courtois, subito il migliore del Real Madrid, compie un secondo miracolo, ancora su colpo di testa di Haaland, ma non può evitare la resa al 23’ quando Bernardo Silva, smarcato da De Bruyne, fa partire il perfetto diagonale di sinistro dell’1-0.

    ILLUSIONE REAL - Colpito, ma non ancora affondato, il Madrid riesce a superare la metà campo soltanto dopo la mezz’ora, quando Ederson è bravo ad anticipare Benzema. Ma si tratta di un’illusione, come la traversa colpita poco dopo da un gran tiro di Kroos, perché il City riprende ad attaccare come se fosse ancora sullo 0-0, raccogliendo il premio della propria superiorità con il raddoppio di Bernardo Silva, bravo a deviare di testa dal limite dell’area un pallone rimpallato da Militao. E così il primo tempo sembra già una sentenza definitiva, più per quanto si è visto in campo che per il punteggio.

    TROPPA DIFFERENZA - La spiegazione di una partita a senso unico è semplice. In generale la squadra di Guardiola gioca e corre a una velocità doppia rispetto a quella di Ancelotti. In particolare i centrocampisti del City, Bernardo Silva, De Bruyne, Gundogan e Grealish sono sempre in superiorità numerica rispetto ai loro dirimpettai Valverde, Kroos e Modric che non possono contare nemmeno sull’appoggio dei due esterni della difesa Carvajal e Camavinga risucchiati dalla pressione degli avversari. E così, mentre Haaland è costantemente cercato dai compagni, l’altro grande numero 9, Benzema, rimane isolato e disoccupato, senza il minimo aiuto dei suoi compagni di tridente Rodrygo e Vinicius. 

    CAMBI INUTILI - Sotto di due gol, il Real Madrid dovrebbe reagire nella ripresa. Dovrebbe, ma in realtà fa sempre fatica ad avvicinarsi alla porta avversaria e allora dopo un quarto d’ora Ancelotti trova il coraggio di togliere lo spento Modric, avanzando Camavinga con l’inserimento in difesa di Rudiger. E poco dopo, a conferma delle difficoltà del centrocampo, ecco Asensio al posto di Kroos, per cercare maggiore profondità. Come non detto, però, perché si va più vicini al 3-0 che al 2-1, quando il solito Courtois nega il gol al solito Haaland.

    DOPPIETTA FINALE - Come nel primo tempo, però, il gol è soltanto rimandato, perché Akanji devia una punizione battuta da De Bruyne, corretta da Militao che spiazza il proprio portiere. Inutilmente Ancelotti chiede l’intervento del Var per un presunto fuorigioco del difensore svizzero, negato però dall’arbitro via auricolare. E così sul 3-0 Guardiola effettua il primo cambio di questa doppia semifinale inserendo Mahrez al posto di Gundogan, cui segue la staffetta Foden-De Bruyne. Dettagli comunque, perché la partita mai incominciata finisce nel modo peggiore per il Real Madrid umiliato dal quarto gol dell’ultimo arrivato Alvarez, argentino campione del mondo come Lautaro. Un simbolico guanto di sfida lanciato al suo compagno e ai prossimi rivali dell’Inter. 

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