Calciomercato.com

  • Mantovani a CM: 'La Sampdoria, il derby, Bertarelli e papà Paolo con l'accento genovese...'

    Mantovani a CM: 'La Sampdoria, il derby, Bertarelli e papà Paolo con l'accento genovese...'

    • Lorenzo Montaldo
    Se di cognome ti chiami Mantovani, la Sampdoria è una questione che va oltre il sangue. È diritto divino, è scritta nel tuo dna. Enrico Mantovani gran parte della sua esistenza l'ha trascorsa di pari passo con la  maglia blucerchiata. Prima con papà Paolo, vivendo tutta l'epopea della Sampd'Oro, poi da presidente e oggi da semplice tifoso. A tre giorni dalla stracittadina, Calciomercato.com lo ha contattato per parlare di una partita che per Mantovani e per i sostenitori doriani in generale non sarà mai come tutte le altre.

    Nel derby spesso vince la squadra sfavorita. In questo caso, è un bene per il Genoa?
    “Vado controcorrente, perché non sono scaramantico. Stiamo facendo un campionato superiore a quello del Genoa, abbiamo più punti, quindi siamo chiaramente favoriti. Speriamo che il risultato rispecchi i valori espressi nella stagione. È verissimo che talvolta nel derby purtroppo le gerarchie vengono azzerate, ma speriamo che non sia questo il caso”. 

    L'uomo decisivo può anche essere quello che non ti aspetti. Chi può essere la sorpresa nella stracittadina?
    “Io posso dire quello che mi piacerebbe a livello personale. A me il primo nome che viene sempre in mente è quello di Praet, perché se lo merita. Lui come anche Linetty. Visto che davanti ad esempio Quagliarella le sue reti le ha già realizzate, preferirei fosse qualcun altro a segnare. In realtà poi mi basterebbe che qualcuno facesse gol, anche un autogol non sarebbe male. Ancora meglio all'ultimo minuto (ride, ndr)”.

    A quale derby è più affezionato?
    “Rispondo in maniera provocatoria. A me il derby che è piaciuto di più è quello che i nostri cugini vinsero grazie al gol di Branco (25 novembre 1990, Samp-Genoa 1-2, ndr), perché si tenne nel campionato in cui vincemmo lo scudetto. Io ho sempre detto che perderei tutti i derby, in cambio dello scudetto. Quel derby lì per me è stato fantastico: loro hanno vinto la stracittadina e noi siamo diventati Campioni d'Italia”.

    È​ mai capitato che un giocatore, anche importante, abbia deluso le sue aspettative nel derby? E viceversa, qualcuno che l'abbia sorpreso in positivo c'è stato?
    “È una domanda difficile, perché vista l'età ho una pessima memoria. Forse in negativo potrei dire Montella che una volta sbagliò un rigore, era appena arrivato dal Genoa. Però a parte quell'episodio lì, non c'è uno che mi abbia stupito in negativo. In positivo potrei citare il gol di Maraschi, anche se all'epoca non eravamo ancora alla Samp (stagione '73-'74, rovesciata allo scadere per l'1-1, ndr). Da persona più adulta però devo dire che durante il derby comprendo molto poco, per me il derby è un danno. Divento poco lucido, perché vincendo guadagni 10 punti, se perdi ne perdi 100. Il derby, devo essere sincero, non mi diverte. Da sampdoriano dovrei dire il contrario, dato che ne abbiamo vinti molti di più, ma mi disturba terribilmente perderlo”.

    C'è un giocatore, una situazione di mercato, una vicenda che ancora oggi le fa dire: 'Che peccato, fosse andata diversamente...'
    “Il mio più grosso rimpianto non ha nulla a che fare con il derby, e riguarda Bertarelli. Sarebbe stato un campione fantastico, aveva una dote particolare per quanto riguardava i gol. Purtroppo si distrusse il ginocchio, e non recuperò più. La Sampdoria, ma più in generale il calcio italiano, persero un potenziale fantastico. Arrivò nello scambio con Vialli, era una promessa strepitosa, iniziò a segnare e poi si fece male. Ogni tanto lo rivedo, abbiamo un ottimo rapporto, ma se devo pensare al mio più grande rammarico penso a Bertarelli”. 


    Tre giorni fa sarebbe stato il compleanno di Paolo Mantovani. C'è un particolare o un'immagine che le è rimasto impresso di suo padre legata al derby che le piacerebbe raccontare?
    “Un ricordo di papà legato al derby è abbastanza semplice. Spesso viene trasmessa anche in tv l'immagine di papà allo stadio quando segnò Roselli, proprio alla fine della partita. Quello che mi fa specie, oltre alla gioia di vedere papà circondato dai tifosi, è che quando grida il nome di Roselli lo fa con questo accento genovese che non aveva mai avuto. Lui era romano, e non aveva alcuna cantilena. Gli veniva soltanto quando si arrabbiava, pochissime volte. Se lo andate a riascoltare in quell'occasione invece lo sentite proprio distintamente, è incredibile, sembra proprio un genovese 'doc' “. 

    Il derby è anche una questione di rituali...
    “Sì, ad esempio c'è un altro aspetto che è comune a tutti noi in famiglia e il sentiero lo ha tracciato sempre papà. Noi il derby 'fuori casa' non lo andiamo mai a vedere allo stadio, perché è come entrare in casa propria e trovare qualcuno che ti indica dove sederti. Ci dà proprio fastidio. Fossi abbonato in Sud, andrei ugualmente, perché sei nel tuo ambiente e ti comporti come ogni domenica. Ma essere 'ospitato' in casa propria, quello assolutamente no”.

    Ma è vero che in casa Mantovani non si cambiavano nemmeno i bagnoschiuma se portavano bene in ottica derby?
    “Sono convinto che mia sorella sarebbe capacissima di farlo (ride, ndr), io invece do più importanza ad altri aspetti. La scaramanzia è umana, ti fa sentire in grado di influenzare il corso degli eventi. Ma visto che lo fanno in migliaia di persone, non credo possa avere tutto questo potere”.

    Paolo Mantovani era scaramantico?
    “Papà lo era molto nel lavoro, e come lui tanti colleghi, ma era una generazione diversa, era più diffuso questo aspetto. Certe cose non si facevano: in albergo, papà non sarebbe mai andato al tredicesimo piano”. 

    Altre Notizie