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  • Maran: 'Sono un uomo felice, il Chievo è la mia Juventus'
Maran: 'Sono un uomo felice, il Chievo è la mia Juventus'

Maran: 'Sono un uomo felice, il Chievo è la mia Juventus'

Rolando Maran, allenatore del Chievo Verona, ha rilasciato una lunga intervista alla Gazzetta dello Sport. Tra futuro, la salvezza e un paragone particolare: "Sarei un bugiardo, se non ammettessi che l’idea di lottare per qualcosa di importante mi intriga. Però non mi sento sfigato e non è stata incrinata la mia autostima. La mia storia professionale è fatta di lunghe rincorse. Però quando arrivo, non torno più indietro. Sono un uomo felice. E caricato a pallettoni. Il Chievo è la mia Juventus. Non è una frase fatta, è quello che sento dentro. E come la Juventus anche noi dobbiamo inventarci qualcosa di nuovo per vincere un altro 'scudetto'".

Perché afferma che la salvezza passa attraverso una «violenza»? 
"Perché dobbiamo tutti dare qualcosa in più. Io devo avere un’idea tattica più azzeccata, i giocatori devono allenarsi trenta minuti in più per migliorare il loro valore tecnico. Dobbiamo scappare da qualcosa che ci fa paura. Cioè dalla retrocessione. Chi scappa corre più veloce di chi rincorre".

Con il presidente Campedelli formate un binomio che funziona a meraviglia. 
"Ci conosciamo da una vita. Entrambi sappiamo che dobbiamo evitarci quando siamo arrabbiati. È bello lavorare per un presidente che ha dei valori umani importanti".

Qual è il rischio che il Chievo deve evitare? 
"La nostra forza è la conoscenza. Il nostro valore aggiunto è avere uno zoccolo duro che produce identità. Penso a Pellissier, a Dainelli che sono preziosi anche se non vanno in campo perché trasmettono ai compagni il vero Dna del Chievo. Ma se la conoscenza diventa abitudine rischiamo di tornare indietro. Questa è la trappola da dribblare".

Che campionato si aspetta? 
"La Juve ha tutto per vincere il settimo scudetto consecutivo e il Napoli, al momento, è la prima rivale dei bianconeri. Sono curioso di vedere come sarà la crescita delle milanesi. Il mercato è appena iniziato. Arriveranno altri colpi, soprattutto all’Inter. Infine capiremo presto cosa ha lasciato in dote al calcio italiano lo splendido lavoro di Gasperini e della sua Atalanta. Si andrà ancora alla ricerca degli spazi o si tornerà a privilegiare i riferimenti in campo? L’Atalanta ha prodotto uno stile".

E la lotta per la salvezza? 
"Saremo in dieci a combattere. Per noi questo è un anno zero: abbiamo la volontà di far crescere dei giovani intorno al gruppo storico. Abbiamo ragazzi interessanti ma che devono ancora completare un percorso".

Verona ritrova il derby. 
"Per noi sarà uno stimolo in più. Però mi faccia dire che per la città di Verona è motivo di vanto avere due formazioni in serie A. Una sana rivalità farà bene ad entrambe le squadre".

L’avvento della Var tutelerà i piccoli club? 
"Riparliamone tra un anno. Stiamo parlando di una macchina che sarà gestita da essere umani. Sono curioso di valutare i suoi effetti".

Se avesse la bacchetta magica cosa regalerebbe al calcio italiano? 
"Vorrei rivedere spettacolo in campo e felicità sugli spalti. Non è una questione di numeri. Tanto è sotto gli occhi di tutti che gli stadi sono sempre più vuoti. Il problema è che anche coloro che continuano ad andare alle partite sono tristi. E questa è una sconfitta dolorosa".

Delusione? "Come si può essere infelici facendo un lavoro che ti riempie la testa e il cuore".

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