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  • Bonetto a CM: 'Il Torino perde molto senza Bianchi'

    Bonetto a CM: 'Il Torino perde molto senza Bianchi'

    • Andrea Scappazzoni

    Marcello Bonetto è uno dei procuratori di calcio più conosciuti e rispettati in Italia e nel giorno del suo 50esimo compleanno ha parlato in esclusiva per Calciomercato.com. Legato a Torino e al Toro (papà Giuseppe è stato direttore generale granata per diciotto anni, dal 1964), Marcello Bonetto ha sottolineato alcuni aspetti più particolari del suo lavoro, senza nulla togliere ai grandi nomi del mondo del pallone, ma guardando soprattutto ai più giovani, oggi più che mai privi delle tutele necessarie per poter emergere e crescere al meglio delle loro possibilità.

    Come valuta, ad oggi, il calciomercato italiano?

    ‘A parte qualche caso isolato, in cui l’investimento c’è stato, questo si è rivelato essere ancora un mercato difficile. Soprattutto per i giovani: per loro ci sono poche opportunità e scarse tutele’.

    Si spieghi meglio.
    ‘Le società, in particolare quelle più importanti, somministrano contratti d’addestramento o attivano comproprietà con società minori e i ragazzi in questo modo, se sbagliano, non hanno praticamente più modo di recuperare’.

    Qualcosa però in Italia, in termini generali, sembra essersi mosso: non crede?

    ‘Sì, ma consideriamo che ci sono dei riflessi derivanti dalla cessione di Cavani. La base, quella che può garantire un futuro al calcio in un momento del genere, è ferma’.

    Ovvero?
    ‘C’è una crisi oggettiva e verificabile nel quotidiano. Il calcio, non essendo un bene necessario, ne risente inevitabilmente: è in periodi come questi che occorrerebbe investire su chi costa meno, come i giovani, per poi raccoglierne i frutti’.

    Considerando la vicinanza ‘storica’ della famiglia Bonetto al Torino, parliamo proprio dei granata.

    ‘Ecco, per esempio nel Torino di Cairo hanno giocato pochi giovani di proprietà, a differenza di quando invece mio padre era direttore generale e il vivaio rappresentava il fiore all’occhiello della società. Oggi, l’unico che è sceso in campo costantemente si è rivelato essere una plusvalenza reale e concreta (Ogbonna, ndr)’.

    Eppure la società granata in questo mercato sembra essersi mossa meglio, rispetto ad altri anni.
    ‘Credo che la dirigenza abbia imparato dagli errori passati: ora c’è solo il problema portiere da risolvere, ma c’è tutto il tempo per farlo. Sul resto, credo che senza Bianchi la squadra perda qualcosa sotto certi aspetti, ma diventa così maggiormente organica. Il calcio italiano è sceso di livello: poche cose fatte bene ti permettono di disputare una stagione positiva’.

    Parliamo di un vostro assistito, che a inizio luglio ha firmato il suo primo contratto professionistico col Torino: Antonio Barreca.

    ‘E’ qualcosa di raro per il panorama calcistico italiano: si tratta di un classe ’95, laterale sinistro, un ruolo che al momento i granata non hanno ancora coperto appieno. E’ un ragazzo di prospettiva: per il Torino questo contratto è un segnale positivo, anche se abbiamo sudato non poco per ottenerlo (sorride, ndr)’.

    Non resta che vederlo esordire in prima squadra, allora?
    ‘Lo speriamo. Parlando con Roberto Cravero si notava come tanti giocatori, anche della sua generazione, esordivano in prima squadra nell’ultima giornata di campionato: si può fare di più, in questo senso. Noi in compenso in questa stagione ci siamo tolti molte soddisfazioni con la Primavera del Torino e, considerando la predilezione verso i giovani da parte dei tifosi granata, ci auguriamo che in tanti, d’ora in poi, possano esordire in prima squadra’.

    Cosa deve fare il calcio italiano per ritrovare l’appeal di qualche anno fa?

    ‘Credo che i club di prima fascia conservino sempre il loro fascino, anche perché rispetto ad altre società europee sono più organizzate e dedicano maggiore attenzione nei confronti dei giocatori. In termini più generali, invece, penso che l’attuale minore appeal per il campionato italiano dipenda solo dalla pecunia: il movimento di certi giocatori, solitamente, dipende da questo fattore’.

    Un'ultima curiosità: qual è stato, secondo lei, il miglior colpo di mercato in Italia finora?
    ‘Dico una cessione: Cavani al Paris Saint-Germain. Un affare’.


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