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  • Marino: 'Modello Atalanta, ultrà al lavoro per la Caritas, basta criminalizzarli'
Marino: 'Modello Atalanta, ultrà al lavoro per la Caritas, basta criminalizzarli'

Marino: 'Modello Atalanta, ultrà al lavoro per la Caritas, basta criminalizzarli'

"La disinformazione è dire la metà delle cose, quelle che sono per me più convenienti, e non dire l’altra metà. E così, quello che vede la tv o quello che sente la radio non può fare un giudizio perfetto, perché non ha gli elementi e non glieli danno. Da questi tre peccati, per favore, fuggite. Disinformazione, calunnia e diffamazione". Papa Francesco, 22 marzo 2014.

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"Gli ultrà al lavoro per la Caritas. Gli ultrà che accettano il dialogo con la società e voltano pagina. A Bergamo sta succedendo qualcosa che non ha precedenti. Questa è la strada da seguire per tornare ad avere stadi in cui regnino la passione e la gioia di assistere ad una partita di calcio. Una strada che deve essere parallela al lavoro dello Stato per individuare e punire i colpevoli, solo i colpevoli, di atti che violino il codice penale. Una strada che deve essere parallela ad un'informazione precisa, puntuale e corretta".
Pierpaolo Marino scandisce bene le parole. Il direttore generale dell'Atalanta dice di averne le tasche piene di strumentalizzazioni e stereotipi, soprattutto in questi tempi in cui fra Roma, Cagliari e Varese, l'intimidazione e la violenza sono tornati a percuotere il calcio. Ma un conto sono i violenti e un altro gli ultrà.
Lunedì a Bergamo è stata emessa la sentenza di primo grado del processone  a carico di 143 tifosi (87 atalantini, 56 catanesi) per una serie di episodi che vanno da una rissa del settembre 2009 al maggio 2012.  Per la pubblica accusa non è stato esattamente un trionfo: a fronte della richiesta di complessivi 165 anni di reclusione, il tribunale ne ha comminati 47, con pene variabili da un minimo di una multa di 200 euro alla sanzione massima di tre anni irrogata a Claudio Galimberti, il Bocia, leader storico della Curva Nord (il Pm ne aveva chiesti sei) che in aula si è assunto le proprie responsabilità, non ha fatto scaricabarile, non ha fatto il delatore. I suoi legali hanno già preannunciato appello e in un Paese in cui la presunzione d'innocenza sino a quando una sentenza non sia passata in giudicato vale per politici corrotti, mercanti di morte nel Mediterraneo, mafiosi e terroristi, deve valere anche per il cittadino Galimberti Claudio. O no? Cinquanta atalantini sono stati condannati, 36 sono stati assolti da ogni accusa. I 56 sostenitori catnesi sono stati condannati a una multa fra i 200 e i 300 euro per la rissa e sono stati assolti dall'accusa di danneggiamento a un pullman.
Galimberti e altri trentanove tifosi nerazzurri sono stati assolti perchè il fatto non sussiste, dall'accusa di avere assaltato il Centro Bortolotti di Zingonia il 4 maggio 2010. Mentre era in corso la camera di consiglio, il tribunale ha ricevuto la comunicazione che l'Atalanta aveva ritirato la denuncia querela per danneggiamento e violazione di domicilio contro i 40 sostenitori che si sono impegnati a svolgere lavori di pubblica utilità per la Caritas. Indipendentemente da questa transazione, i giudici hanno assolto gli imputati con formula piena.
E qui Marino parte in quarta. "Ho letto e ascoltato troppe cose non vere.  Hanno detto che l'Atalanta ha ceduto gli ultrà, che l'Atalanta è stata ricattata, che mentre Pallotta si batte contro i violenti di Roma, Percassi scende a patti con i violenti di Bergamo. Balle. Tutte balle e, francamente, adesso ci siamo stufati. Ora basta con le bugie e con le criminalizzazioni dei nostri tifosi. Basta. Forse, qualcuno non capisce o fa finta di non capire che l'Atalanta ha imboccato una direzione totalmente nuova. Questa strada si chiama dialogo e assunzione di responsabilità, dall'una e dall'altra parte. Parlano i fatti. La società ha deciso di rimettere la querela il 18 marzo scorso, dopo avere ricevuto una lettera di pentimento sincero e toccante firmata dai ragazzi convolti nell'episodio. Si sono offerti di venire a Zingonia e di lavorare gratis. Abbiamo accettato: 38 dei 40 ragazzi sono incensurati e quel giorno al Centro Bortolotti il massimo del rumore era stato fatto da alcuni petardi accompagnati dal lancio di uova. Abbiamo girato la profferta alla Caritas che il 23 marzo ha risposto, dicendosi pronta ad accogliere la proposta dei tifosi. Dopdiché ci sono voluti i tempi tecnici perchè tutti sottoscrivessero l'accordo, il che è avvenuto alla fine della scorsa settimana".
Che cosa c'è scritto nella lettera? 
"Gli scoppi, i danneggiamenti, gli imbrattamenti e il comportamento di quel pomeriggio hanno illuminato un lato della nostra personalità che non ci appartiene. Abbiamo sbagliato tutto! L'approccio, il comportamento, le azioni, abbiamo mancato di rispetto all'Atalanta! Chiediamo di poter riparare attraverso il lavoro".
Pausa. Marino riprende.
"Direttore, quante volte nella sua carriera le è mai capitato di leggere parole simili sottoscritte dagli ultrà? Vogliamo dirlo che cambiare è possibile, se lo si vuole? Il Tribunale ha assolto gli imputati con formula piena: non ci fu violazione di domicilio perché il fatto non sussiste e nessuno dei quaranta è risultato colpevole di danneggiamento C'è di più. nonostante l'accordo con  la società non abbia più alcun valore, stante l'assoluzione, i tifosi andranno comunque a fare i volontari alla Caritas. All'anima del ricatto. Gli ultrà lavoreranno nella mensa per i poveri, nel dormitorio, in lavanderia, aiuteranno chi ne ha bisogno. E poi mi tocca sentire in tv che l'Ataanta è stata ricattata? Ripeto, adesso basta. Chi sbaglia deve pagare, ma soltanto chi sbaglia e lo Stato faccia finalmente la sua parte. Non sono le società a dover risolvere i problemi di ordine pubblico, ma uno Stato che funzioni e imponga il rispetto delle sue leggi. Dentro e fuori gli stadi".

Xavier Jacobelli
Direttore Editoriale www.calciomercato.com

 

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