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  • Marotta: 'Juve? Avrei voluto finire in modo diverso. Inter, qui per vincere'

    Marotta: 'Juve? Avrei voluto finire in modo diverso. Inter, qui per vincere'

    • Pasquale Guarro, da San Siro
    Beppe Marotta, amministratore delegato dell'Inter, ha parlato durante l'evento "Il Foglio a San Siro". Ecco le sue parole, riportate dall'inviato di Calciomercato.com, Pasquale Guarro: “Allodi diceva che il calcio è l’unico lavoro dove chiunque può passare in un giorno da muratore ad architetto. Lui è stato un precursore ed ha fatto il percorso inverso al mio. Lui era lungimirante, ha organizzato i corsi da direttore sportivo a Coverciano. Al primo partecipavano i laureati, al secondo i dirigenti che erano già accasati. Io e Pierpaolo Marino eravamo i più giovani. Quando un patron compra un club può anche accerchiarsi di amici e metterli come dg. Una volta alla Samp l’autista mi disse “un mio amico mi ha detto che ha comprato un club di B e vorrebbe farmi fare il direttore sportivo, lei cosa dice?” Questo è l’esempio della frase di Allodi. Il percorso con i miei allenatori? Ne ho avuti tanti perché questo è il mio 42esimo anno di militanza in un club. Ho avuto 50-55 allenatori, ricordo che Bersellini dava ai giocatori una minestrina e una mela e quelli andavano a mangiare di nascosto nelle camere. La figura dell’allenatore è entrata nel vivo a fine anni ‘50. Oggi l’allenatore deve essere bravo soprattutto a gestire il gruppo".

    SU NEDVED - "Nedved ha detto che non sono mai stato juventino? Un dirigente deve essere un professionista. Io sono un tifoso del calcio, valori che mi porto dietro da bambino, quando andavo ai campi di allenamento del Varese. È lì che mi sono innamorato del calcio è poi mi sono innamorato di tutti i club in cui sono stato. L’uscita di Pavel è legata al suo modo di essere spontaneo, poi abbiamo chiarito. Ma non si può pretendere che i dirigenti abbiano per forza una fede, io tifo Varese".

    SU SAN SIRO - "Lo stadio è un contenitore di emozioni e bisogna garantire uno spettacolo in campo, perché se scendono in gioco calciatori forti e vincenti, la gente viene. Lo stadio deve sicuramente essere ospitale, deve essere un po’ la tua casa e debellare la violenza, poi la struttura, che la si faccia da una parte o dall’altra, è importante che ci sia. In Italia abbiamo carenza nelle strutture e le squadre devono fornirsi di stadi adeguati, altrimenti non si possono vendere spettacoli di alta qualità".

    SU ICARDI - "Premio Nobel per la trattativa Icardi? Colantuono mi diede il soprannome di Kissinger perché diplomaticamente tendo a stemperare le tensioni nell’interesse di tutti, come ho fatto in questo caso. Abbiamo preso una decisione importante nell’interesse di tutti. Società e allenatore pongono delle regole che vanno rispettate". 



    SUL VAR - "È una macchina perfetta. Anzi no, se ricordo cosa è successo a Firenze. Sono a favore del Var, ma non riesco più a godere per un gol".

    SU CASSANO - "Il colpo Cassano alla Samp? Lui è uno dei talenti più significativi del nostro calcio. Gli sono mancate quelle qualità che trasformano il talento in campione. Antonio faceva cose che non ho visto fare a nessuno".

    SUL FUTURO - "A Torino lo vedevo un po’ diverso, avrei voluto finire diversamente, poi è accaduto quanto accaduto e mi sono ritrovato catapultato all’Inter, dove metterò tutta la mia cultura e la mia esperienza per tornare a vincere".

    SU RONALDO - "Non volevo Ronaldo? Falso. È vero anche che non avevamo la disponibilità, dopo qualche giorno Agnelli è tornato dicendo che avremmo potuto fare l’operazione ed è stata fatta. Atto di grande coraggio". 
     

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