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  • Marotta: 'Sta nascendo una grande Inter'. Frecciata a Wanda: 'Trattiamo con dei procuratori improvvisati...'

    Marotta: 'Sta nascendo una grande Inter'. Frecciata a Wanda: 'Trattiamo con dei procuratori improvvisati...'

    Arrivato nel corso della corsa stagione, dopo l'addio alla Juventus, Beppe Marotta affronta il suo primo mercato estivo da amministratore delegato dell'Inter. Riabbracciato Antonio Conte, con il quale ha rilanciato il club bianconero dopo anni duri, il dirigente nerazzurro si racconta in una lunga intervista a SportWeek: "Il mio primo affare importante? Da d.s. del Varese, nel 1980, quando presi Michelangelo Rampulla dalla Pattese, in Sicilia, per due milioni di lire. Mi pare che il ragazzo abbia poi fatto carriera (è stato portiere di Cesena, Cremonese e Juventus, ndr)".

    L'AFFARE PIU' DELUDENTE E IL CAPOLAVORO - "Nel 2001 all’Atalanta vendemmo Cristian Zenoni e Donati al Milan per 45 miliardi di lire più Comandini, valutato circa 15 miliardi. Da Comandini mi aspettavo molto, ma il suo rendimento non fu all’altezza. L’affare migliore penso che sia stato Pogba alla Juve: lo prendemmo a zero dallo United e lo rivendemmo per 115 allo stesso Manchester". 

    L'AFFARE STORICO - "L'estate in cui col mercato si è entrati nell'era moderna? Nel 1983: Zico all’Udinese, con la regia di Franco Dal Cin, la più bella operazione degli Anni Ottanta, la prima futuristica perché supportata da una strategia di marketing e di sponsorizzazioni. Per me è stato uno spartiacque, lì è cominciata l’epoca del calcio business". 

    LE REGOLE DELLA TRATTATIVA - "Bisogna essere trasparenti e furbi allo stesso tempo. Non si deve prendere in giro la controparte, spacciare qualità laddove qualità non c’è. Bugie? Sono ammesse le bugie bianche, a fin di bene, le omissioni veniale. Vale la stretta di mano? Non più. Una volta ti fidavi perché i poco di buono venivano isolati in fretta". 

    SUI PRESIDENTI - "È svanita la figura del mecenate. Le società attuali sono governate dal management e le regole stringenti del fair play finanziario hanno reso tutto più complicato. Sono scomparse o quasi le bandiere perché ora i giocatori sono favorevoli ai trasferimenti: più cambiano squadra più guadagnano. Si è rovesciata la situazione del 1977. Allora il calciatore subiva il destino che gli imponeva il club, oggi decide che cosa fare e condiziona il club. Sono due situazioni estreme e sono sbagliate". 

    LE SOLUZIONI - "Bisognerebbe liberalizzare tutto, azzerare il valore dei cartellini, almeno a partire dal 25° anno di età. Dai 25 in su il calciatore diventerebbe come un attore, libero di trattare il proprio ingaggio per un film. Sparirebbero i costi degli investimenti e i relativi ammortamenti a bilancio. Certo, verrebbero favorite le grandi società, però se la compravendita fosse mantenuta fino ai 25 anni si salvaguarderebbero i piccoli club, verrebbero loro riconosciuti gli sforzi per aver formato un giovane". 

    SULL'INTER - "Che Inter sta nascendo? Una grande Inter. Si dice sempre che la squadra sia lo specchio della società e questa Inter è oggi una grande società, con una proprietà solida e lungimirante. La squadra ne assumerà le sembianze. Antonio Conte è il nostro top player".

    SUL MERCATO - "Se mi piace farlo? Sì, ma un po' meno. Vedo in giro troppi improvvisatori. Italo Allodi, uno dei padri del calcio moderno, diceva: 'Quello del pallone è l'unico modo in cui uno muratore può diventare architetto da un giorno all'altro'. Aveva ragione. Oggi trattiamo con gente che fino a qualche anno fa lavorare come grossista di piante, ma non si diventa medici per improvvisazione. Bisogna studiare e impratichirsi". 

    SUI PROCURATORI - "Un allenatore e un dirigente per emergere fanno una fatica bestiale, un procuratore molto meno. In questo momento di deregulation chiunque può inventarsi agente. Il procuratore è giusto che ci sia, però andrebbe contenuto in perimetri definiti. Non concepisco i grandi esborsi agli agenti, ma spesso le società sono costrette a concederli se vogliono concludere le operazione. I più bravi? Mi trovo bene con quelli della vecchia guardia: Branchini, Tinti, Damiani, Sergio Berti e mi scuso se dimentico qualcuno". 

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