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  • Meglio la Fiorentina, all'Inter bastano i i soliti contropiedi e un Lautaro in più

    Meglio la Fiorentina, all'Inter bastano i i soliti contropiedi e un Lautaro in più

    • Alberto Polverosi
    La Coppa Italia è dell’Inter e gli applausi sono per la Fiorentina. E’ andata così, ha vinto la squadra più esperta, tecnicamente più forte, prossima finalista della Champions, guidata da un allenatore che in serate come questa non sbaglia mai. L’altro allenatore, Vincenzo Italiano, può invece rimpiangere tutti i gol sbagliati da Jovic e Gonzalez. La Fiorentina ha fatto 25 minuti, i primi, a un livello straordinario. Poi si è fermata, è finita sotto con la doppietta di Lautaro Martinez, e ha tirato fuori un secondo tempo pazzesco, per ritmo, intensità, gioco, cuore, personalità. Handanovic e poi Darmian (con un colpo di testa sulla linea di porta) hanno impedito ai viola di arrivare dov’era giusto che arrivassero, ai supplementari.

    VIOLA BOOM - Venticinque minuti di grande Fiorentina. Bella, aggressiva, arrembante. Anzi, troppo bella, troppo aggressiva, troppo arrembante, perché a quei ritmi non si può resistere che un tempo, a esagerare un’ora. In realtà la Fiorentina ha retto a quel livello meno di mezz’ora. Questo nel primo tempo, perché il secondo racconterà un’altra storia. Ha segnato subito con Gonzalez su palla recuperata da Dodo (errore di Acerbi) con ripartenza secca Gonzalez-Bonaventura-Ikoné-Gonzalez, hanno sbagliato Handanovic a restare rintanato fra i pali, poi Bastoni e Dimarco a non chiudere sull’argentino che è arrivato libero all’impatto sul pallone. Poi si è avvicinata al raddoppio sempre con Gonzalez (deviazione decisiva di Bastoni) e a quel punto ha finito le energie. O almeno così sembrava, visto poi che secondo tempo è venuto fuori. Sono bastati i soliti contropiedi, soliti per l’Inter che sa come si fanno e soliti per la Fiorentina che li subisce da sempre. Palla-gol di Dzeko (errore madornale davanti a Terracciano) e doppietta di Lautaro Martinez.

    IL TORO SCATENATO - Se il centravanti dell’Inter è Lautaro Martinez e quello della Fiorentina si chiama Arthur Cabral una differenza ci sarà per forza. E si è vista bene all’Olimpico. Appena due conclusioni del brasiliano, due gol dell’argentino che nella prima occasione ha incenerito il suo connazionale Martinez Quarta (ma Milenkovic ha tardato il movimento a salire e ha lasciato il Toro in posizione regolare) e nella seconda lo stesso Milenkovic, il primo assist di Brozovic, il secondo di Barella. Bastava aspettare e l’Inter ha saputo aspettare. Bastava scorgere l’inevitabile momento del calo viola e colpire. Così ha fatto l’Inter.

    RIPRESA SOLO VIOLA - A quel punto della gara la differenza tecnica era evidente, come del resto raccontavano bene i 16 punti di differenza in campionato. Però i due scontri diretti di questa stagione dicevano qualcosa di diverso, a Firenze aveva vinto l’Inter (4-3), con un gol assai strano in pieno recupero, a Milano ha vinto invece la Fiorentina. In quella partita Italiano, una volta in vantaggio, si era coperto con la difesa a tre, prima volta da quando allena a Firenze. Stavolta, invece, dovendo scegliere fra un mediano di contenimento (Mandragora) e un mediano offensivo (Castrovilli) ha scelto quest’ultimo e lo ha affiancato ad Amrabat. Messaggio: avanti senza paura. Quel messaggio è stato ben interpretato nella ripresa che la Fiorentina ha letteralmente dominato. Inzaghi ha cercato di ravvivare la squadra con Lukaku (per Dzeko, che non l’ha presa bene), De Vrij (al posto di Bastoni, ammonito) e poi Gosens (fuori Dimarco), ma la Fiorentina continuava a spingere con una forza imprevista, che ha colto di sorpresa l’Inter. Jovic ha sbagliato due gol fatti, Gonzalez si è creato un’altra occasione e Darmian ha respinto sulla linea di porta. La Fiorentina meritava almeno i supplementari. Ma Lautaro ce l’ha l’Inter...

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