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  • Menotti, non solo ct mondiale: il padre e il fumo, la 'guerra' di Rosario, il titolo con Pelè, il paragone con Riquelme

    Menotti, non solo ct mondiale: il padre e il fumo, la 'guerra' di Rosario, il titolo con Pelè, il paragone con Riquelme

    • Remo Gandolfi
      Remo Gandolfi
    Impossibile trovare nella storia del calcio argentino un allenatore più emblematico, controverso e carismatico.

    A parte il fatto di essere entrato  di diritto nella storia come il primo “Mister” capace di portare l’Argentina sul tetto di mondo, nel 1978, tutta la sua carriera, da calciatore prima e da allenatore in seguito, è stata ricca di contraddizioni, di scelte coraggiose, di trionfi spettacolari, di cadute e di flop altrettanto clamorosi … ma tutto condito da prese di posizione sempre forti, determinate e a volte estreme.

    Già l’inizio della storia di Cesar Menotti è controverso … perfino sulla sua data di nascita ci sono contraddizioni !

    Menotti infatti nasce il 22 ottobre del 1938 ma in tutti i documenti ufficiali la sua data di nascita risulta essere il 5 novembre !

    E’ lo stesso Menotti che spiega come è potuto accadere, con la sua consueta ironia “Io sono nato effettivamente il 22 di ottobre ma con ogni probabilità mio padre si prese qualche giorno di tempo prima di decidere se tenermi o buttarmi ! In realtà mio padre era a Tucuman per lavoro e quando rientrò erano scaduti i termini per presentarmi all’ufficio nascite. Per cui fu costretto a dichiarare che ero nato successivamente … il 5 di novembre. Per questo motivo quel giorno risulta come mia data di nascita ufficiale ! … in realtà non mi offendo assolutamente se mi fanno gli auguri sia il 22 ottobre che il 5 novembre !”
     
     

    Menotti nasce a Rosario, quella che per chi conosce il calcio argentino è per antonomasia la CITTA’ DEL CALCIO in Argentina. Rosario è divisa esattamente a metà; rossonera o gialloblu. O sei “canaglia” o sei “lebbroso”. Menotti nasce (e ovviamente rimane per tutta la vita !) “canaglia” cioè tifoso del Rosario Central, gli acerrimi rivali del Newell’s Old Boys.

    Altra contraddizione; per tutti, in Argentina e nel mondo, Cesar Menotti è conosciuto come “El flaco”, il magro. Non per la gente del suo “barrio” di Rosario: per loro è e sarà sempre “Cito” da Cesarcito, il nomignolo che aveva da ragazzo.

    La vita per Menotti non è facile fin da subito. E’ figlio unico e a 16 anni perde il padre. A scuola se la cava discretamente, è un ragazzo sveglio anche se restio alla disciplina, ma l’unico grande talento che sa di possedere è quello di saper prendere a calci un pallone. Rosario Central e Newell’s se lo contendono da tempo ma prima è il padre ad allontanarli affermando che il calcio è meraviglioso, ma “è un gioco da fare con gli amici, l’importante è la scuola e la formazione”. Successivamente sarò lo stesso Menotti a decidere di non entrare nel mondo professionistico. Il perché lo spiega lo stesso Menotti “giocando con i dilettanti del mio quartiere nella “Liga Carcaranense”  guadagnavo molti più soldi di quello che avrei potuto prendere nelle giovanili di una squadra professionistica. Guadagnavo 1000 pesos al mese, 250 a partita e mi bastava giocare alla domenica, non dovevo neanche allenarmi con la squadra”. In quel periodo rifiuta contratti professionistici anche da Velez Sarsfield e Huracan.

    Ma il talento di Menotti, elegantissimo “enganche” (rifinitore, trequartista) con grande visione di gioco e un tiro dalla distanza micidiale, non poteva “morire” nei campetti di periferia. E così finalmente accetta di giocare una partita amichevole con la squadra giovanile del suo adorato Rosario Central. Si gioca di domenica mattina, il sabato notte Cesar è talmente interessato (!) ad entrare nelle file del Rosario Central che decide di stare fuori a ballare con gli amici tutta la notte ! Nonostante questo nella partita del giorno dopo segna due gol e gioca il suo solito calcio, fatto di passaggi illuminanti, di finte e tocchi sopraffini. Ovviamente non passa inosservata la sua prestazione: tre giorni dopo viene chiamato a giocare con la squadra B del Rosario in una partitella contro la prima squadra.

    Segna altri due gol, uno dei quali “barbaro” come si definisce in Argentina qualcosa di davvero speciale, con un tiro al volo da 25 metri.  A quel punto la pressione per firmare con il Rosario diventa insostenibile … ma “Cesarcito” non è ancora convinto. E qui accade una cosa che solo nella “splendida follia” degli Argentini per il calcio può accadere; il giornale locale parla dell’amichevole e ovviamente della grande prestazione di Menotti … che però non è Cesar Menotti di Rosario ma nella cronaca dell’incontro diventa “il giovane attaccante di Cordoba Fernandez, attualmente in prova con il Rosario Central” … il tutto per evitare che il Newell’s sappia del talento locale e lo “rubi”, come accadeva spessissimo a quel tempo, ai rivali del Rosario !

    Lo convoca addirittura il Presidente del Rosario Central in persona, il celeberrimo Flynn “Allora Cesar vuoi giocare o no con il Rosario ?” “Presidente, io sono un hincha del Rosario da quando sono nato ! ma devo mantenere me e mia madre. Con i dilettanti prendo 2000 pesos al mese (bugia clamorosa !) e nessun altro può darmi questa cifra ! Il Presidente ci riflette un solo secondo e poi “Bene. Allora io ti do 40.000 pesos alla firma del contratto e 2.500 pesos al mese e vai dritto in prima squadra”

    Menotti ricorda che “rientrai a casa piangendo dalla gioia e quando lo dissi a mia madre iniziò a piangere ancora più forte” aggiungendo “tutti questi soldi … e poi con il Rosario Central !” La madre e il padre infatti erano entrambi fanatici del Rosario Central in una famiglia, ricorda lo stesso Menotti, “dove tutti gli altri, nonni, zii e cugini erano tifosi del Newell’s”.
    Menotti, che si è sempre definito “un malato di calcio”, a quel punto inizia a dedicare ogni minuto del suo tempo al pallone. Quando non gioca o si allena va ad assistere ad incontri (compreso il Newell’s !) oppure va nel garage di casa a giocare con un pallina di tennis, tirandola contro un muro per poi stopparla, palleggiare o tirare.  … “potevo passare anche un intero pomeriggio a fare sempre gli stessi 3-4 movimenti”.

    L’esordio in prima squadra arriva prestissimo, dopo sole 6 partite nelle riserve.

    Il talento di Menotti è evidente e per sua grande fortuna il giocatore più rappresentativo del Rosario Central in quel periodo, il “gitano” Juarez, lo prende sotto la sua ala protettrice e nonostante i 10 anni di differenza tra i due nasce un amicizia che si rivela fondamentale in campo e fuori.

    “Era come un fratello maggiore e per me, che avevo perso il padre e non avevo fratelli, fu una persona fondamentale nella mia formazione di uomo e di calciatore”

    Da allora la carriera di Menotti non conosce pause o passi indietro. Rimane quattro stagioni nel Rosario Central ma poi arrivano ottime stagioni al Racing Club e soprattutto al Boca Juniors dove nel 1965 conquisterà il suo unico trofeo da calciatore in Argentina. Mentre è al Boca arriva una clamorosa, dal punto di vista economico, offerta dai “New York Generals” neonato team del calcio statunitense allora davvero agli albori. Il Club però finisce di esistere al termine della prima stagione di Menotti, nel 1968 e quando pare tutto pronto per un rientro in Argentina (con il Rosario Central che riabbraccerebbe con grande gioia il figliol prodigo) arriva un’offerta altrettanto allettante; il Santos brasiliano, la squadra dove gioca Pelé, lo vuole nelle sue file per continuare a mantenersi al vertice e per poter dare a Pelé una spalla di alto valore tecnico. Menotti va in Brasile, rimane a fianco di Pelé per due stagioni vincendo il campionato Paulista del 1968. Ma la sua carriera è in fase discendente, il suo calcio lento e ragionato fa fatica ad imporsi e dopo una breve esperienza nella stagione 1970-1971 in un piccolo team di San Paolo, il Club Atletico Juventus, decide di abbandonare il calcio giocato anche perché arriva una proposta davvero irrinunciabile per “El flaco”; quella di fare da secondo allenatore all’amico e mentore, il Gitano Juarez. C’è però un piccolissimo dettaglio; la squadra in questione è il NEWELL’S OLD BOYS !!! In realtà il Presidente del Newell’s del periodo e carissimo amico personale di Menotti chiede al “Flaco” di fare da allenatore al Newell’s ma al deciso rifiuto di Menotti decide di optare per Juarez, con Menotti come secondo, ma più che classico “aiutante di campo” Menotti funge da Direttore Sportivo, indicando quali giocatori acquistare e curando personalmente gli aspetti tecnico-tattici della squadra. Nonostante questo i dubbi rimangono “Gitano, quando sapranno che andiamo a lavorare per il Newell’s i tifosi del Rosario ci uccideranno !” E solo dopo molte rassicurazioni da parte di Juarez Menotti decide di accettare l’incarico

    Come calciatore Menotti si è sempre definito “uno con una ottima tecnica, con la capacità di mettere in porta i compagni, a cui piaceva la palla, averla tra i piedi e “disfrutarla” cercando tunnel, palleggi eleganti e tocchi di fino. Uno alla “Riquelme” anche se probabilmente non così forte !” ricorda con un sorriso Menotti.

    “Ero talmente innamorato della palla che se durante un incontro stavo 3-4 minuti senza toccarla andavo direttamente dal nostro portiere a farmela dare appena fuori dalla nostra area … ovviamente facendo incazzare di brutto il mio allenatore di turno !”
    Un’altra delle caratteristiche di Menotti è però sempre stato il rifiuto dell’autorità, che fossero giocatori più esperti che pretendevano da lui umiltà ed abnegazione o allenatori che provavano a proporgli la cosa che lui in assoluto odiava di più; rincorrere gli avversari per riconquistare il pallone ! In calce, nella “zona aneddoti”, qualche perla assoluta sull’argomento …

    ANEDDOTI E CURIOSITA’

    Mio padre morì quando avevo 16 anni. Era un fumatore incallito. Era da qualche tempo che entrava ed usciva dall’ospedale. Un giorno mentre stavamo parlando tranquillamente a tavola gli dissi “Pà, ti vedo meglio in questi giorni” Lui scoppiò a piangere. Fu la prima volta che vidi il mio vecchio piangere. Rimasi sconcertato. “Cesar, questi medici credono che io sia un idiota. Sono 4 anni che mi dicono che devo smettere di fumare completamente e sai cosa mi hanno detto stamattina ? Se ti va fumare qualche sigaretta ogni tanto beh, puoi farlo. Tu sai cosa vuol dire questo vero ?” Avevo solo 16 anni ma sapevo bene cosa era un cancro.

    Fin dagli esordi nel Rosario Central Menotti si rivelò, come detto, assai poco incline ai dettami tattici dei suoi allenatori. A tal punto che dichiarò “Diciamo la verità; cosa vengono a fare gli allenatori al Rosario Central ? Secondo me vengono loro a imparare calcio da noi perché finora da nessuno di loro abbiamo imparato nulla!”

    In una partita con il Boca Juniors contro il Banfield, con la propria squadra rimasta in dieci, gli si avvicina capitan Rattin (capitano dell’Argentina ai Mondiali inglesi del 1966) “Flaco, forza devi tornare in difesa ad aiutare, corri !” La risposta di Menotti “Non mi arriva una palla da un quarto d’ora e adesso mi devo mettere anche a correre ??? Corri tu se ne hai voglia !” è la replica stizzita di Menotti … che però aggiunge “Negli spogliatoi mi prese letteralmente a calci nel sedere !” ricorda oggi Menotti divertito.

    All’inizio della sua avventura da tecnico nel Newell’s gli chiesero se non si sentiva di tradire il suo amato Rosario Central. “No. Io prima di tutto sono ROSARINO ! Amo la mia città prima di tutto. Tifo Rosario ma quando i Newell’s giocavano contro Boca, River o Velez io ho sempre fatto il tifo per il Newell’s !” … chissà in quanti gli avranno creduto …

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