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Messi come Baggio, non Maradona: ripensaci, l'Argentina ha bisogno di te

Messi come Baggio, non Maradona: ripensaci, l'Argentina ha bisogno di te

  • Federico Zanon
Un'altra finale negli Stati Uniti, un altro rigore sparato alle stelle. Il penalty calciato alto da Messi contro il Cile ci ha riportato indietro di 22 anni, al 17 luglio 1994, alla rincorsa di Baggio, al destro che supera la traversa, alla maglia sul volto per nascondere la delusione di una Coppa che svanisce. A Usa '94 si giocava a Pasadena, nella contea di Los Angeles, ieri è stato il MetLife Stadium di East Rutherford, nel New Jersey, a ospitare l'ultimo atto di Coppa America Centenario. Cambia la costa, non cambia il risultato, non cambia l'amarezza. Perchè per Leo la partita di ieri valeva molto, quanto un Mondiale. 

Dopo tre finali perse, due negli ultimi anni (Coppa America del 2007 e del 2015, Coppa del Mondo 2014) la Pulga aveva voglia di cancellare l'etichetta di eterno secondo, di oggetto misterioso dell'Albiceleste. Infame il destino, proprio nella manifestazione nella quale era riuscito a spegnere le critiche con prestazioni da leader, sui livelli di Barcellona, ricamate da cinque gol, è inciampato sul più bello. Ha spedito in tribuna il rigore che avrebbe potuto fare la differenza. Un rigore che ha riportato in auge il paragone con Maradona e l'incapacità di essere decisivo come Diego.

Dopo il rigore del Gato Silva che ha portato il Cile in Paradiso, Messi è esploso in un pianto che, a differenza di quanto successo in passato, non è sfociato nel silenzio di chi incassa senza ribattere. Questa volta ha preso la parola e ha annunciato pubblicamente la volontà di lasciare l'Argentina. Parole a caldo, inevitabilmente condizionate dal momento e dalla delusione di chi ha fallito. Ancora, ancora e ancora. Tornerà sui suoi passi? Difficile dirlo. Intanto su twitter spopola l'hashtag #NoTeVayasLio, 'non te ne andare Leo'. I tifosi, questa volta, sono dalla sua parte.

Messi è arrivato a un bivio: confermare il ritiro o scegliere di continuare, libero da ogni pressione, questa volta consapevole che El Diez è uno solo e chiunque indossi quella maglia sarà costretto ad accettare il confronto. Noi ci permettiamo di dargli un consiglio: hai 29 anni, l'Argentina ha bisogno di te, c'è ancora tutto il tempo per scrivere la storia e cancellare quello zero tituli.



 
 

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