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  • Messi non è Maradona, Goetze è il simbolo del miracolo tedesco

    Messi non è Maradona, Goetze è il simbolo del miracolo tedesco

    Zero gol nella fase a eliminazione diretta del Mondiale, assolutamente nullo nelle gare con Belgio, Olanda e soprattutto nella finale con la Germania: la sua partita si esaurisce in un paio di progressioni nel primo tempo e nel diagonale a lato all'inizio del secondo regolamentare che avrebbe potuto cambiare la storia della partita. Lionel Messi si avvicinava alla gara della vita con la Germania con la pressione di dover trascinare il suo Paese alla vittoria, 28 anni dopo il trionfo di Città del Messico con Diego Armando Maradona assoluto mattatore. Ecco, ieri sera si è avuta l'ulteriore dimostrazione che il mito di Diego resta irraggiungibile, anche per il più grande numero 10 argentino dell'epoca moderna.

    MAI DECISIVO IN NAZIONALE - A differenza di Maradona, Messi non ha ancora (e forse non l'avrà mai) la capacità di vincere da solo una partita, un Mondiale. Al Barcellona, il suo immenso talento è sempre stato esaltato dalla presenza alle sue spalle di autentici fenomeni e di un'idea di gioco che ha riscritto la storia recente di questo sport. Nell'Argentina, una squadra costruita secondo i suoi dettami, lui è il punto di riferimento, l'uomo chiamato a determinare più degli altri. Un vantaggio sugli avversari quando Leo è in giornata, un limite quando la sua partita vive di lunghissime pause e pochissimi squilli. La bravura di Sabella è stata quella di costruire una squadra compatta che, fino alla finale, ha potuto permettersi di aspettare il guizzo del suo campione, ma nella gara in cui si giocava tutto l'apporto di Messi  è venuto a mancare drammaticamente.

    GOETZE ARRIVA DA LONTANO - Da un numero 10 all'altro, resterà a lungo scolpito nella storia il nome di Mario Goetze, trequartista moderno classe 1992 che è il simbolo della rinascita e della progettazione della scuola tedesca. Era nella magnifica Germania Under 17 campione d'Europa nel 2009 ed eliminata nel Mondiale di categoria agli ottavi dalla Svizzera iridata di Shaqiri e Seferovic, risultando però tra le stelle del torneo con 3 reti. Un rendimento a lungo sottotono in questo torneo e il ruolo da titolare perso dopo le prime partite, salvo poi ritrovarsi a segnare il gol più importante della sua carriera al posto del cannoniere dei record Klose. Lui, come tanti altri neocampioni del mondo a Rio de Janeiro, è il simbolo di come, puntando sulla crescita dei giovani, a livello di club prima e di nazionale poi, si possa costruire negli anni un progetto che ha portato dal 2006 ad oggi due semifinali mondiali, una finale ed una semifinali negli ultimi Europei e una meritatissima Coppa del Mondo 24 anni dopo il successo a Italia '90.

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