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  • Messi, una pistola alla tempia chiamata Mondiale

    Messi, una pistola alla tempia chiamata Mondiale

    • Leonardo Corsi
    Quanta semplificazione nei giudizi! Tutti convertiti al credo di Cristiano, pronti a dare addosso all'argentino per "l'ennesima figuraccia". Proprio così è stato scritto dai "grandi" opinionisti. Ma quando mostrerete la compiacenza di rispettare l'arte fatta di tocchi e di giocate in contro tempo? Cristiano è un mostro e non ha senso qui negarlo. Spagna-Cristiano Ronaldo è stato lo scontro tra una squadra e l'uomo che da solo è una squadra. Per chi ritiene che il calcio al suo livello più alto sia soprattutto arte, è necessaria un'analisi a lungo raggio, con uno sforzo diverso. È vero, Cristiano Ronaldo migliora con il tempo. Stiamo parlando di una macchina che tocca ormai vette di perfezione. Non ha emozioni quando batte dal dischetto o quando calcia una punizione, a tre minuti dalla fine, come se fosse un rigore. E si capiva già dalla rincorsa e dallo sguardo che quello era un gol scritto. 

    A coloro che credono nei fatti dico che con Ronaldo in campo vincere è facile. Cristiano ha gli occhi della tigre; Messi no, non ha quel suo sguardo. Si porta dietro il peso della storia, dell'Argentina, e ha una pistola alla tempia chiamata Mondiale. Se non vince parte il colpo. Il peso lo schiaccia perché Messi è un Dio emotivo, ma nel suo calcio metafisico c'è una pretesa di assoluto che non si spiega con la matematica e con i numeri. E a voi che non capite questo io dico, prendetevi Cristiano (il vostro Dio che ha tutto il mio rispetto), che io mi tengo Leo. Anche quando passeggia sul campo in cerca dello spazio che gli consenta una giocata delle sue, tra una selva di uomini e di gambe che gli si cuciono addosso. Mi tengo Leo Messi, con i suoi tocchi vellutati, il suo mancino e i suoi assist, il tiro calibrato, il suo controllo palla, i suoi dribbling e quelle accelerazioni. A coloro che credono nei numeri dico che ultimamente pendono dalla parte di Ronaldo, ma il calcio è emozione e sentimento e in questo senso nessuno è come Messi: col suo mondiale tallone d'Achille, la sua fragilità, la sua mancanza di alternative ad essere il migliore di sempre. Vorrei vedere voi che oggi avete scritto "l'ennesima figuraccia dell'argentino", vorrei vedere voi che non mostrate sensibilità nel valutare l'arte e giudicate sui freddi numeri momentanei, sebbene certi. 

    Da un critico mi aspetterei che mi mostrasse una partita sotto diversi profili: difficoltà che un giocatore sta incontrando, stato di forma e complessità di un torneo logorante dove si gioca ogni tre giorni e dove un campione esperto sa che deve dosare le sue forze per arrivare in fondo. O provarci. Ciò che rimane nella memoria della gente è il desiderio di grandezza, con le emozioni che ne conseguono. Senza niente togliere a Ronaldo che parla con i fatti, Leo Messi scrive poesie. La sua grazia, la sua inventiva, la fragilità appagano i nostri sentimenti. E se il suo calcio seduce è solamente perché le emozioni hanno un impatto maggiore rispetto ai numeri e ai fatti.

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