Miccichè presidente di Lega: il commissario Malagò indagato per falso a Milano
LA VICENDA - Cosa è successo il 9 marzo 2018? All'inizio dell'assemblea, la Lega Serie A approva una modifica dello statuto per affrontare conflitti di interesse dei candidati che avessero ricoperto incarichi in istituzioni private di rilevanza nazionale in rapporto con le squadre o i loro gruppi (per Miccichè Rcs, del cui Cda fa parte): non più maggioranza, ma unanimità in un voto che l'articolo 9 impone segreto. Andrea Agnelli, presidente della Juventus, propone elezione per acclamazione e Malagò concorda ("Se no salta tutto"), ma si procede al voto segreto perché il presidente dei revisori Ezio Maria Simonelli e il giudice sportivo Gerardo Mastrandrea ricordano l'obbligo imposto dallo statuto. A voto segreto effettuato, si sente nell'audio pubblicato da Business Insider una voce: "E se votano qualcuno che famo?" con una risposta secca "Famo sparire il seggio". L'ad della Roma Mauro Baldissoni a quel punto interviene invitando "tutti a rinunciare allo scrutinio segreto. Chi per caso abbia deciso di votare contro, lo dica apertamente: sarei in imbarazzo se, aprendo le buste, non ci fosse l’unanimità necessaria anche ai fini della modifica statutaria". Malagò si dice d'accordo, Simonelli apre e così l'allora commissario chiede. "Chi è contrario? C’è qualcuno che non vuole fare una dichiarazione di voto per Miccichè? Dai ragazzi, mi sembra una cosa di buon senso". Tutti dicono apertamente Miccichè e qualcuno chiede a quel punto l'apertura dei voti. La replica di Malagò è immediata: "Le schede non si aprono più, c'è una dichiarazione". E nel verbale "dispone non siano scrutinate, ma inserite in un plico sigillato in cassaforte".
COMMENTO - Malagò commenta al Corriere: "Sono tranquillo, tutti sono sempre stati a conoscenza dei fatti che si sono svolti nell'assoluta trasparenza".