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  • Miele e ambrosia per la Roma contro un Leicester a tutta birra: pari sofferto, ma gran viatico per il match di ritorno

    Miele e ambrosia per la Roma contro un Leicester a tutta birra: pari sofferto, ma gran viatico per il match di ritorno

    • Renzo Parodi
      Renzo Parodi
    Il problema, quando si affrontano le squadre inglesi, è che i figli di Albione cominciano il match a mille all’ora e lo terminano a mille all’ora. E non si fanno pregare a metterla su fisico e nove volte su dieci finiscono per avere ragione, nell’urto uomo contro uomo con noi latini, squisiti palleggiatori, sagaci tattici ed astuti gestori di risultati. Alla luce di quanto sopra, l’1-1 della Roma a Leicester nell’andata della semifinale di Conference League, è miele ed ambrosia, nonché un solido viatico in vista del match di ritorno, fra una settimana in un Olimpico gremito come ai vecchi tempi.

    LA PARTITA - Esordio europeo in Conference per il Var, rimasto peraltro inoperoso. Primo tempo sotto controllo e gol in avvio di Pellegrini. Unica occasione-gol per i ragazzi di Mourinho, peraltro il Leicester non aveva alzato granché oltre a gran polveroni, raccogliendo una manciata di calci d’angolo. Ripresa viceversa molto sofferta da parte della Roma, incapace di replicare alle folate via via più intense dei blu di Brendan Rodgers, degno erede di Claudio Ranieri che qui (stagione 2016), colse l’alloro del titolo di campione d’Inghilterra. Arretrando e ancora arretrando fatalmente la Roma ha finito per tirarsi addosso l’avversario. I cambi decisi dal coach che del quale al Chelsea Mourinho fu il padre spirituale (José allenatore della prima squadra, Rodgers nelle giovanili), hanno contribuito a cambiare il match. L’ingresso di Iheanacho per Vardy e di Barnes per Albrighton hanno restituito sprint al motore inglese. Il gol di Lookman, con il contributo involontario di Mancini, al 22’, ha premiato lo spirito guerriero con il quale il Leicester ha macinato calcio. Senza mai perdersi d’animo. Tipico anche questo degli inglesi, non muoiono mai. Anche l’infortunio a Mkhitaryan (flessori destri), fuori al 10’, ha giocato la sua parte nello sbilanciare l’equilibrio a favore del Leicester.

    VANTAGGIO - Asimmetrico l’arbitraggio dello spagnolo Del Cerro Grande. Ora permissivo, ora repressivo. Mourinho se ne è lamentato, nel finale. Giusto così, dopotutto. La finale resta a tiro di vista per entrambe le squadre, giocarsela a Roma sarà un indubbio vantaggio per la squadra di Mourinho, il quale tiene moltissimo ad incrementare il suo ricchissimo palmares che conta ben 25 titoli. Avvio del Leicester a tutta birra e Roma in apnea per una decina di minuti. Brutto segnale che però svapora subito. Il forcing inglese espone la squadra di Rodgers alle ripartenze giallorosse e al quarto d’ora il bijoux confezionato dal trio Zaniolo-Zalewski e Pellegrini. Cambio fulmineo di campo, da sinistra a destra di Niccolò, il polacchino aggancia il pallone e lo scodella in area per l’accorrente Pellegrini, sinistro chirurgico fra le gambe di Schmeichel e Roma avanti di uno. Partita non bellissima ma molto tesa, il Leicester ha giocatori di gamba, rapidi ed essenziali. Punta in verticale, con scambi rapidi e ficcanti, allarga il gioco sugli esterni, prima destra con Pereira e Maddison, poi a sinistra, Castagne (capogiri al 20’ ha lasciato il posto a Justin), Lookman fa il diavolo a quattro, assistito da Dewsbury-Hall. Regge bene la cerniera difensiva centrale romanista, Cristante e Mikhitaryan sono attenti sulle percussioni di Tielemans, le escursioni di Maddison (il più vispo dei suoi) e gli inserimenti da dietro di Fofana, un tipetto niente male, che cura e limita Abraham. Il pennellone inglese fatica a trovare la posizione e gioca troppo lontano da Zaniolo che pascola lungo l’out mancino, azzannato ai polpacci dal ruvido Evans. Vardy dagli antichi lombi ha ancora garretti freschi però Smalling non gli lascia spazio e alla lunga ne soffoca gli slanci. Alla Roma manca il tocco giusto dalla trequarti, troppe occasioni ghiotte vengono sprecate per banali errori di misura (forse colpa anche del terreno di gioco, viscido come un sentiero dopo un acquazzone) ma tutto sommato il Leicester non riesce a prendere in mano il match. Capita anche qualche errore marchiano come quello in cui incorre Abraham in ripiegamento difensivo al 29’, palla persa servita profonda per Lookman e chiusura acrobatica in “estirada” di Smalling a concedere il corner. Tiri in porta? Nessuno dalle parti di Schmeichel, uno prodotto da un destro schioccante di Lookman respinto d’istinto da Rui Patricio, non troppo lucido, peraltro in un paio di mischie serrate. Le repliche della Roma promettono bene, Zalewski gioca con la calma e l’acume di un veterano, padrone della fascia sinistra; Pellegrini bascula fra Zaniolo e Abraham, purtroppo fallisce qualche imbucata propizia e il ritmo martellante degli inglesi, invitati ad alzare il numero dei giri del motore dal coach Brendan Rodgers, qualche brivido lo procura. Niente di particolarmente pericoloso però.

    SECONDO TEMPO - La Roma non perde mai la testa e al riposo conserva il prezioso vantaggio procurato dal gol di Pellegrini. Ripresa, Lookman annuncia la riscossa, sbaglia il colpo di testa ma fa capire che il Leicester non molerà di un millimetro. La Roma, preoccupata, arretra e concede campo, troppo campo alle sfuriate inglesi. Perde Mkhitaryan per infortunio ed entra Veretout, non è proprio la stessa cosa, la sagacia tattica e l’astuzia dell’armeno sono un atout prezioso. Rodgers mescola le carte, dentro Ihenacho per Vardy, che ha finito il carburante, e Barnes per lo sbiadito Albright. Zaniolo si becca il giallo e Mourinho non rischia, lo chiama fuori e rinforza il centrocampo con Oliveira, un palleggiatore. I problemi nascono a destra, dove Lookman imperversa e costringe Zalewski a fare il difensore puro. Il peperino nero è una furia, affonda e crossa, sguscia e semina il panico nella difesa giallorossa, per fortuna Ibanez e Smalling reggono l’urto con coraggio. Al 22’ Lookman si fa trovare sottoporta all’appuntamento col pallone servito dal fondo da Maddison, liberato in area dall’uno-due con Tielemas. La deviazione è imprendibile per Rui Patricio, scavalcato dalla traiettoria del pallone, sulla quale Mancini non riesce a chiudere. 1-1. Altra chance per il Leicester, ma la testata di ihenacho è sballata e per poco un errore di Cristante in disimpegno non regala al Leicester il raddoppio, Rui Patricio è un gatto sulla botta secca di Iheanacho. Fin qui insomma il Leicester l’aveva fatta da padrone e la sensazione era che il muro romanista crollasse da un momento all’altro. Invece, sorpresa: i lupacchiotti all’improvviso si rianimano, Abraham riemerge dal letargo e in campo largo fa valere la sua stazza, colpo di tasso geniale in area per Oliviera e Schmeichel con le manone chiude la porta alla botta sottomisura del portoghese. L’assedio inglese è spazzato, la Roma è tornata a galla e Mourinho le dà una mano con gli innesti di Vina e Afena-Gyan per Zalewski e Pellegrini. Finale di cappa e spada con Smalling a terra insanguinato per una gomitata in volto di Iheanacho. Poco male, il sapore del pari è una medicina dolcissima.

    IL TABELLINO


    Leicester-Roma 1-1 (primo tempo 0-1)

    Marcatori: 15' Pellegrini, 67' Lookman

    Ammoniti: Abraham (R), Dewsbury-Hall (L), Vardy (L), Zaniolo (R)

    LEICESTER: Schmeichel; Ricardo Pereira, Fofana, Evans, Castagne (21' Justin); Tielemans; Maddison, Dewsbury-Hall, Albrighton (62' Barnes), Lookman (83' Perez); Vardy (62' Ihenacho). All.: Rodgers.

    ROMA: Rui Patricio; Mancini, Smalling, Ibañez; Karsdorp, Cristante, Mkhitaryan (57' Veretout), Zalewski (85' Vina); Zaniolo (69' Oliveira), Pellegrini (85' Felix); Abraham. All.: Mourinho.

    Arbitro: Carlos del Cerro Grande. 

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