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  • Mihajlovic| Un duro che sa ascoltare

    Mihajlovic| Un duro che sa ascoltare

    SINISA si mescola, fa gruppo, più che un allenatore giovane sembra un calciatore modello vecchia lenza, categoria di confine. Ma lui ha già superato la barriera dei polpacci a cottimo, è sicuro e spavaldo con la fascia da comandante. Fiuta il nuovo terreno cercando complicità: il calcio visto dall’altra parte ha porte ancora da aprire, formule da scoprire, passaggi segreti da indovinare per la gestione delle anime strapagate. Gente strana i calciatori. Mihajlovic li conosce bene, vediamo come se la caverà nella gestione dei permali, accessorio fisso nel club dei pedatori.

    La fase dei proclami è andata bene, del resto era quella più facile da buttare in pasto per riempire il vuoto dopo cinque anni prandelliani. E allora giù con l’entusiasmo: arriveremo fra le prime, siamo da Champions League, la squadra sarà tosta come me, eccetera. Non sfugge certo a Mihajlovic, che nel calcio le ha viste tutte e anche di più, quanto la memoria delle promesse sia direttemente proporzionale alla capacità di mantenerle. Ma questo è un problema che verrà dopo, cioè a settembre.

    In campo Sinisa ha un sinistro morbido e duro, smista, consiglia, se tira becca sempre la porta, visto come si fa? «Bel tiro, mister». I giocatori sembrano sinceramente stupiti, sarà dura nascondere anche le sfumature e i piccoli sotterfugi. A uno che calcia così bene non gli si racconta nulla.

    E’ l’inizio soft di una storia nuova, la strategia di Sinisa Mihajlovic ora è quella di cercare complicità, far capire ai giocatori che le cose funzionano meglio se c’è sintonia: dicono a bassa voce molti giocatori che in pochi giorni hanno parlato di più con lui che con Prandelli nei suoi ultimi due anni. Mihajlovic li aveva già chiamati personalmente al telefonino, uno per uno, durante le vacanze, e dai primi giorni di luglio le riunioni si sono moltiplicate. Ore per confrontarsi sulle cose importanti e i dettagli, una cura dei particolari che sul campo trasferisce il vice Dario Marcolin. Quasi una sola cosa con Mihajlovic: dalla mattina alle 8 (cinque chilometri al galoppo verso il centro sportivo) fino alla sera lo scambio di opinioni è continuo e senza tregua. Miha sa di avere le spalle grosse, ma anche che non è il caso di bruciarsi quando capita la prima, grande occasione nella sua carriera di allenatore. Per uno che ha rifiutato la panchina della Sampdoria qualificata in Champions League — il contratto era solo di un anno —, la Fiorentina può essere l’inizio di una scalata. Il vero Mihajlovic verrà fuori nei momenti duri, per ora c’è la versione mescolata con i giocatori. Ma attenti, nessuno sottovaluti una frase di Sinisa: non cerco mai lo scontro, ma quando voglio so essere anche cattivissimo.

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