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    Milan, cedere Reijnders è un segnale di resa. Che progetto è vendere i giocatori migliori?

    Milan, cedere Reijnders è un segnale di resa. Che progetto è vendere i giocatori migliori?

    Tijjani Reijnders rischia di essere la prima vittima, il primo effetto collaterale del disastro tecnico e programmatico che è stato il Milan della stagione 2024/2025. La mancata partecipazione alla Champions League dell'anno venturo, gli introiti che verranno a mancare dalla principale ribalta europea e quelli che erano già evaporati dal mancato passaggio agli ottavi della scorsa e di questa edizione – unito al mancato accesso al Mondiale per club – faranno verosimilmente registrare il segno "meno" nel prossimo bilancio. Con prospettive ancora più preoccupanti per quello del 30 giugno 2026. Unite al duro colpo sul piano del prestigio di un club che, dopo anni in cui si era innescato un circolo virtuoso sul piano sportivo e finanziario, ha intrapreso una pericolosa parabola discendente.

    Va da sé che, senza la ribalta della Champions e le inquietudini per la costruzione della squadra della prossima stagione, i pochi calciatori che abbiano dimostrato di essere di un livello superiore pure in un contesto precario ragionino sulle proprie ambizioni di carriera e sull'opportunità di cogliere ora l'attimo. Il Manchester City segue Reijnders da mesi, nella logica di una rifondazione figlia dell'addio di Kevin de Bruyne e dei pessimi risultati di quest'anno, ma è pronto ad affondare il colpo adesso, che le dimensioni del fallimento del Milan vengono definitivamente a galla in seguito alla sconfitta nella finale di Coppa Italia col Bologna. La dirigenza rossonera, che confida di incassare non meno di 75 milioni di euro per il forte centrocampista olandese, spera così di rintuzzare in parte le perdite che deriveranno dalle sciagure in campo collezionate dalla squadra allenata da Fonseca prima e da Conceiçao poi. Ma il prezzo che tutto il mondo Milan rischia di pagare per l'eventuale rinuncia ad un giocatore come Reijnders è ancora più alto.

    Innanzitutto, la cessione del miglior “asset” dell'attuale organico è un messaggio piuttosto pericoloso circa le ambizioni sportive del club. Se nel momento di maggiore incertezza e rabbia presso il popolo milanista, per i tantissimi errori commessi nel primo anno successivo all'addio di Stefano Pioli (ultimo simbolo, dopo Maldini e Massara, dello Scudetto del 2022 a lasciare), la soluzione offerta dalla dirigenza è di guardare ancora alla salvaguardia dei conti senza curarsi di ciò che sarà dell'aspetto tecnico, la stagione 2025/2026 parte già col piede sbagliato. Come se non bastasse il ritardo accumulato per l'individuazione di un nuovo direttore sportivo – in grado di agire sul mercato con tempi e modalità adeguate alle tante necessità che il Milan ha – o le incognite sul nome del successore di Conceiçao, partire da una cessione così rilevante è un messaggio molto allarmante.

    Un messaggio che sa di resa anticipata. Rispetto all'addio di Tonali dell'estate 2023 – che arrivava alla fine di una stagione caratterizzata da un'inaspettata semifinale di Champions League e in parte mascherata da una campagna acquisti che portò tanti nuovi giocatori, tra cui proprio Reijnders – questa volta la reazione del pubblico di fede rossonera potrebbe essere molto più rumorosa. Nel momento di massimo smarrimento per un disastroso campionato, che può tuttavia offrire ancora un ultimo appiglio con una qualificazione all'Europa attraverso gli ultimi 180' di Serie A, il messaggio fatto filtrare all'esterno non è quello di un nuovo calciatore che arriva o di un allenatore di alto profilo per riportare entusiasmo. Visto il precedente di Tonali e di come, Reijnders e Pulisic a parte, sono stati reinvestiti i proventi di quella cessione, avere qualche perplessità è quanto meno legittimo.

    C'è poi un'ulteriore questione che non merita di essere sottovalutata. La grande attenzione riservata dalla proprietà del Milan e dai suoi rappresentanti in dirigenza all'equilibrio finanziario e alla sostenibilità rischia di venire sconfessata da questo genere di decisioni. Se l'impatto sul bilancio generato da una vendita a 75-80 milioni di un giocatore acquistato per 20 non può risultare positivo se visto solamente nell'ottica della plusvalenza, depauperare ulteriormente un parco giocatori che si è già svalutato di suo per l'andamento di questa annata non può essere visto come qualcosa di positivo. Le società di calcio italiane, per la maggior parte ancora sprovviste di stadi di proprietà, non annoverano grandi asset se non i calciatori, per l'appunto. E la loro gestione e la loro valorizzazione, che passa dal rendimento sul terreno di gioco ma non solo – vedi lo strano trattamento riservato a due elementi in scadenza di contratto tra un anno come Maignan e Theo Hernandez (che, senza rinnovi, rischiano di partire per poche decine di milioni di euro) – è un aspetto molto importante.

    Il Milan senza Reijnders non è un Milan più forte e tanto meno più ricco. Anzi. Sicuri che la sua cessione sia questa grande idea? E soprattutto: guardando all'attuale azionista di riferimento RedBird, che tipo di progetto è quello che, invece che rilanciare le ambizioni di una squadra di calcio, perde pezzo dopo pezzo i suoi giocatori migliori?

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    Davide Martino
    Davide Martino

    Che progetto è?: incassare tanto e con la vendita di uno buono prenderne DUE altrettanto buoni. 7...

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