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  • Milan in zona Champions: da Suso a Bacca, perché crederci e perché no

    Milan in zona Champions: da Suso a Bacca, perché crederci e perché no

    • Daniele Longo
    Sognare, in fin dei conti, non costa nulla. Il Milan è lì al terzo posto con 25 punti, 1 in meno della Roma seconda, 3 dalla quarta posizione occupata dalla Lazio in coabitazione con la sorprendente Atalanta di Gasperini. Montella, da qualche settimana, sta iniziando a pronunciare la parola Champions, suffragato dai risultati e da alcune convinzioni che stanno diventando sempre più solide. Questo Milan può davvero centrare un obiettivo che era impensabile solo qualche mese fa? Proviamo a fare un primo bilancio della stagione rossonera.

    PERCHÉ​ SÌ​:
    (ENGLISH VERSION)
    MENTALITÀ​ - La mentalità  è quella di una squadra che ambisce a costruire un progetto ambizioso. Basti pensare alla gestione delle partite che fin qui sorride al gruppo rossonero: ben otto volte in stagione il Milan è passato in vantaggio e in tutte queste circostanze ha portato a casa i tre punti. Questa squadra sa soffrire grazie a un'ottima organizzazione difensiva e la predisposizione al sacrificio di tutti, dagli esterni offensivi fino ai centrocampisti. Ha ragione Suso quando afferma che una partita come quella di ieri il Milan l'avrebbe persa nella passata stagione

    UOMINI CHIAVE - I passi avanti sotto il profilo della maturità e della continuità di alcuni elementi chiave. Romagnoli, nonostante l'errore di posizione commesso contro Pavoletti, sta giustificando appieno il forte investimento fatto per strapparlo alla Roma con prestazioni positive per quanto concerne l'attenzione. Suso sta cercando di variare quello che è il suo gioco e così facendo diventa un giocatore in grado di fare la differenza. Bene anche Bonaventura, sempre meno solista e più leader tecnico di una formazione non eccelsa dal punto di vista qualitativo. Donnarumma merita un discorso a parte: in molti si chiedono se abbia davvero solo 17 anni.

    AVVERSARIE INCERTE - I problemi evidenziati dalle dirette avversarie. Napoli e Inter hanno decisamente delle rose qualitativamente più forti ed attrezzate per puntare al terzo posto. Il Milan non ha Mertens, non ha un Hamsik o un Icardi, questo è sotto gli occhi di tutti. Però per arrivare in fondo ad una competizione, in questo senso il campionato, serve una coesione e una comunione d'intenti tra tecnico e società che le due avversarie non hanno evidenziato, anzi. In questo senso Montella è stato bravo a isolare il gruppo dalla vicende societarie, lavorando sulla testa dei suoi giocatori che avevano bisogno di credere di più nelle proprie potenzialità.

    PERCHÉ NO: 
    (ENGLISH VERSION)
    QUALITÀ - La qualità del gioco non è ancora ottimale. Se è vero che gli episodi sono girati spesso a favore, è altrettanto pacifico affermare che il Milan non può dipendere dalla giocata di un campione che non ha. Manca un giocatore in grado di dare personalità e qualità nel ruolo di regista, evitando quei frequenti lanci dalle retrovie atti ad innescare gli esterni, cercando di velocizzare l'azione. Locatelli ha dato risposte significative, ma non convince ancora in fase di impostazione. Nulla di così allarmante se analizzato in confronto alla giovane età ma qualcosa a gennaio andrà fatto in tal senso.

    MANCANZA DI ALTERNATIVE - Rosa distribuita male. Diverse soluzioni in difesa e a centrocampo, poche di qualità sugli esterni offensivi. Raccontiamo da tempo che manca un vice-Suso mentre sul versante opposto Bonaventura ha dato ampie garanzie in caso di assenza di Niang.

    PRIMA PUNTA - La gestione della prima punta. Bacca è certamente una risorsa per questo Milan ma il gioco attuale non si confà a quelle che sono le sue caratteristiche. Lapadula scalpita, Luiz Adriano non ha convinto: per Montella gestire tre punte centrali con una sola competizione da affrontare (coppa Italia a parte) non è facile e rischia di diventare un problema alla lunga.

     

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