
Milan, da Leao a Pulisic: è scontro totale fra San Siro e la squadra
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CONTESTAZIONE – Facciamo una breve digressione. La Curva Sud Milano era stata chiara: per i primi 15 minuti della sfida, non si sarebbe presentata a sostegno della squadra, in pesante contestazione nei confronti della proprietà del club di Via Aldo Rossi. Appare solo uno striscione, perentorio: “Solo per la maglia”. Un messaggio d’intenti chiaro, esposto al centro del Secondo Anello Blu, lì dove è solito battere il cuore della tifoseria rossonera. E la partita comincia nel silenzio assordante del pubblico, nei pochi applausi di incitamento rivolti dal resto della tifoseria meneghina. Passano 15 minuti e la Curva entra. I fischi cominciano a subissare il palcoscenico del Meazza, forti e inesorabili. Una pioggia di fischi a ogni errore, a ogni pallone perso, a ogni passaggio sbagliato, a ogni indecisione. Un clima mutato solamente nel finale, quando il pareggio di Chukwueze aveva illuso la tifoseria di poter tornare a casa con un bicchiere che fosse riempito almeno a metà. Spoiler? Non è andata a finire bene.
UN CLIMA INCANDESCENTE – Affermare che non sia mai visto un clima tanto surreale a San Siro sarebbe nascondere una parte di verità. Forse sarebbe meglio analizzare come un ambiente così infuocato, i giocatori rossoneri non l’abbiano mai davvero vissuto nella loro carriera. È indubbio che le continue bordate di fischi, i cori di contestazione (“Indegni”, “Questa società non ci merita”, “Il Milan ai milanisti”, “Cardinale devi vendere, vattene”) verso la società abbiano avuto un certo impatto nella testa dei giocatori. Vi proponiamo un paio di casi: la lettura delle formazioni, da sempre accompagnati dall’urlo dei tifosi sul cognome dei calciatori, a cui il pubblico di fede rossonera ha risposto con il più rumoroso dei silenzi. E le sostituzioni? Stesso discorso, un silenzio glaciale. Un clima che non ha lasciato indifferente nemmeno lo stesso Conceicao: “I giocatori sentono quello che c'è intorno al club. È la prima volta che alleno in un ambiente così, i giocatori ovviamente lo sentono. Sappiamo che quando è così, le scarpe sono bollenti, non esce un dribbling o un passaggio, vai sotto”. Rimane una presa di posizione forte che riflette un senso di pura e inevitabile spaccatura fra le tre anime che normalmente compongono una società calcistica: la tifoseria, la squadra, la società.
DICOTOMIA – Usiamo un termine forte: dicotomia. Il confusionario e incandescente clima proposto dalla tifoseria meneghina ha segnato, in maniera netta e definitiva, quanto il pubblico sia ormai sofferente nel vivere una situazione del genere. Una situazione che vede il Milan al 9° posto, eliminato ai playoff di Champions League e lontano, inesorabilmente, dal traguardo minimo prefissato all’inizio dell’annata sportiva. E il rischio è rimanere, a 10 anni di distanza, fuori da ogni competizione continentale. Impensabile, nemmeno negli incubi più oscuri di ogni tifoso. E questa completa e radicale divisione tra queste posizioni, questo ormai sempre più scollegato rapporto fra tifosi, società e squadra è testimoniato anche dalle reazioni da parte di alcuni membri della rosa rossonera.
REAZIONI – Anche qui, proviamo a entrare dentro la partita. Christian Pulisic, uno dei leader tecnici della formazione di Conceicao, uno dei trascinatori (in termini sia di realizzazione che di prestazioni) di questo Milan, prova a chiamare a raccolta il proprio pubblico, ad arringare la folla per provare a smuovere il morale dei propri compagni. Niente da fare. Anzi, il silenzio si mescola ai fischi. E poi ci sono Theo Hernandez e Leao, i due giocatori che per anni di appartenenza, per leadership, per caratteristiche tecniche, per qualità, dovrebbero sorreggere buona parte del peso di questa rosa, che diventano gli obiettivi principali della contestazione verso la squadra. Fischi, tanti, il cui rumore si propaga per tutto il rettangolo verde di gioco. Il francese viene persino fischiato mentre prova ad aiutare un avversario in presa ai crampi. E il portoghese invece? Lui non ci sta e si mette a discutere con qualche tifoso. Una polemica accompagnata da gesti, a più riprese, inequivocabili. Basti guardare il segnale lanciato dopo l’assist fornito a Chukwueze: mani che si dirigono immediatamente verso le orecchie. Non serve spiegarne il significato.

OGGI LA STORIA – E oggi arriva la risposta, un nuovo messaggio lanciato via social. Nel day after della sconfitta casalinga contro la Lazio, Leao decide di pubblicare una storia sul proprio profilo Instagram ufficiale. Un messaggio che non lascia spazio ad alcun dubbio: "Purtroppo siamo noi contro tutto e tutti. Lavoriamo per tornare ad ottenere risultati positivi e il gruppo continuerà ad essere più unito che mai!". Purtroppo, noi contro tutto e tutti. L’intento del classe ‘99 è evidente, è una dichiarazione che risponde al clima surreale vissuto solamente qualche ora fa. E allora la spaccatura si allarga sempre di più: tifosi contro squadra e società, rosa contro tifoseria. Al Milan è tutti contro tutti.
Il Milan, dopo aver vissuto momenti difficili, sta cercando di rialzarsi con nuove scelte strategiche per il futuro. Questo processo potrebbe portare a cambiamenti nelle aspettative dei tifosi, influenzando anche le quote relative alla squadra. Se segui le scommesse sportive, scopri i nuovi casinò online in cui giocare nel 2025. Dai un’occhiata alla nostra guida per scoprire quali sono i migliori del momento
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